Opzione Donna, si intravede una proroga all’orizzonte: il 2023 sarà ancora rosa?

La riforma delle pensioni dovrebbe prevedere la proroga di Opzione Donna nel 2023. Scopriamo gli ultimi rumors per capire quale strada si intraprenderà.

In autunno con l’entrata in scena della riforma delle pensioni dovremmo scoprire se Opzione Donna sarà prorogata o meno.

Opzione Donna
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Il tema “pensioni” procede a rilento a causa delle più importanti questioni da risolvere. Dalla crisi economica alle conseguenze della guerra in Ucraina, dalla risalita dei contagi Omicron 5 allo stato di emergenza per la siccità, il Governo è impegnato su più fronti e ha relegato il sistema pensionistico in un angolo. Si dovrà attendere l’autunno per notizie ufficiali e decisioni definitive. Ad oggi è tutto un “se” e “forse” e il piano delle ipotesi prevale su quello delle certezze. L’età pensionabile sarà alzata? Sembrerebbe di no. Opzione Donna verrà prorogata? La risposta dovrebbe essere positiva almeno secondo le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Andrea Orlando. C’è un altro punto che rimane, poi, in sospeso e riguarda il passaggio di Opzione Donna ad un livello strutturale ossia permanente.

Opzione Donna, cosa accadrà nel 2023

Se Opzione Donna dovesse diventare strutturale significherebbe per le lavoratrici poter andare in pensione a 58 anni (dipendenti) o 59 anni (autonome) con 35 anni di contributi alle spalle. L’uscita anticipata dal mondo del lavoro comporta, naturalmente, una riduzione sull’assegno pensionistico con grande vantaggio per le casse dello Stato. Si deve tener conto di un importo inferiore di circa il 20% oltre che della finestra mobile per la decorrenza della prestazione che corrisponde a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome.

La riconferma di Opzione Donna garantirebbe alle lavoratrici la possibilità di scegliere se interrompere prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia il rapporto di lavoro. La proroga, dunque, è preferibile rispetto all’idea di assegnare Quota 41 a tutti i lavoratori (proposta non sostenibile per le casse dello Stato).

Le motivazioni a sostegno della proroga

La proroga è quasi scontata dato che Opzione Donna è tra le forme di prepensionamento più utilizzate. Nonostante la riduzione dell’assegno, infatti, le lavoratrici apprezzano la possibilità di lasciare prima il mondo del lavoro per dedicarsi alla famiglia, alle passioni messe in un cassetto per troppo tempo e per godere del meritato riposo. Soprattutto le donne che non devono contare esclusivamente sulla propria pensione ma anche su quella del coniuge sono disposte ad accettare un importo minore. In più, il sistema attuale rappresenta una certezza mentre non è possibile sapere quale saranno i programmi per gli anni a venire.

Un’ultima motivazione a sostegno della proroga riguarda il percorso della riforma pensionistica italiana verso il sistema contributivo ossia quello utilizzato proprio da Opzione Donna. Ad oggi vi rientrano le lavoratrici classe 1963 se dipendenti e 1962 se autonome con contributi maturati entro il 31 dicembre 2021. Una proroga includerebbe le lavoratrici classe 1964 e 1963 con maturazione dei requisiti entro il 31 dicembre 2022.

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