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Pensione con soli 5 anni di contributi: non è impossibile, esistono delle straordinarie opportunità

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È possibile andare in pensione anche solo con 5 anni di contributi. La legge mette a disposizione varie opzioni.

L’anzianità contributiva è un requisito fondamentale per il diritto alla pensione. Come è possibile smettere di lavorare con soli 5 anni di versamenti?

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Molti contribuenti raggiungono i 67 anni d’età (attuale età pensionabile) senza maturare i 20 anni di contribuzione, necessari per ottenere la pensione di vecchiaia ordinaria. La legge, tuttavia, consente il pensionamento anche con pochi anni di contribuzione. Ci sono, infatti, alcuni meccanismi che permettono il congedo definitivo anche con 5, 10 o 15 anni di contributi.

Gli strumenti attualmente a disposizione degli italiani con soli 5 anni di anzianità contributiva sono: la pensione di vecchiaia contributiva, l’assegno ordinario di invalidità e la pensione di inabilità al lavoro. Analizziamoli nel dettaglio.

Leggi anche: “Pensione anticipata: importanti cambiamenti, ecco le principali novità per il 2022?

Pensione con 5 anni di contributi: la pensione di vecchiaia contributiva

Con almeno 5 anni di contributi, si può usufruire della cd. pensione di vecchiaia contributiva; è necessario, però, il raggiungimento dei 71 anni di età (requisito valido dal 2019 al 31 dicembre 2022). C’è, tuttavia, un ulteriore requisito previsto da tale sistema. Bisogna essere, infatti, un “contributivo puro”; il contribuente, cioè, deve essere soggetto al calcolo esclusivamente contributivo dell’assegno pensionistico.

Possono, dunque, usufruire di tale sistema coloro che hanno cominciato a versare contributi a partire dal 1996 e sono iscritti presso una Gestione INPS. Anche se non si rientra in tale categoria, però, ci sono dei metodi per beneficiare della pensione di vecchiaia contributiva.

Innanzitutto, i contributi da considerare per il raggiungimento del presupposto dei 5 anni, sono solo quelli effettivamente versati e non anche gli accrediti figurativi. Inoltre, anche alcune Gestioni di categoria dei liberi professionisti stabiliscono sistemi pensionistici simili, cioè con metodo contributivo puro e con un minimo di 5 anni di contribuzione.

E, per molte casse professionali, il requisito anagrafico è più basso di quello dei 71 anni. Per esempio, la cassa dei dottori commercialisti prevede un minimo di 62 anni di età.

Leggi anche: “Pensione anticipata: con questa misura è possibile a 57 anni, ma attenzione ai requisiti“.

Assegno ordinario d’invalidità: quali vantaggi comporta?

Gli iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria dell’INPS (oppure ad alcuni fondi sostitutivi) che hanno una capacità lavorativa ridotta possono richiedere l’Assegno ordinario d’invalidità, con 5 anni di contributi.

Affinché possano usufruire di tale sistema, è necessario che i lavoratori:

  • abbiano una riduzione permanente della capacità lavorativa di almeno 2/3;
  • siano assicurati presso l’INPS da almeno 5 anni;
  • abbiano un’anzianità contributiva di almeno 5 anni (260 contributi settimanali), dei quali, però, almeno 3 (156 contributi settimanali) versati negli ultimi 5 anni.

L’Assegno ordinario d’invalidità si può percepire insieme ai redditi derivanti dall’attività lavorativa, ma può subire riduzioni sulla base del reddito percepito.

Inoltre, al raggiungimento dell’età pensionabile, l’Assegno viene convertito in automatico in pensione di vecchiaia (in presenza, ovviamente, di tutti i requisiti per quest’ultima). Questo perché, in mancanza di contributi da lavoro, i periodi coperti dall’Assegno sono calcolati ai fini dell’ottenimento del diritto alla pensione.

Pensione d’inabilità

I presupposti per accedere alla pensione d’inabilità sono simili a quelli dell’Assegno ordinario. Sono, infatti, richiesti 5 anni di contribuzione, dei quali 3 versati nell’ultimo quinquennio. A differenza dell’Assegno ordinario, però, in tal caso è necessaria l’inabilità permanente ed assoluta a svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa.

La pensione di inabilità, quindi, non è compatibile con i redditi da lavoro e neanche con l’iscrizione ad albi, elenchi e ruoli professionali.

L’assegno pensionistico è calcolato come la futura pensione, aumentando, però, la contribuzione versata, nel limite massimo 40 anni di contributi, dal numero di settimane esistenti tra la decorrenza della pensione di inabilità ed il compimento dei 60 anni di età.

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