Lavoro per Baby Sitter e colf: le famiglie offrono un’ottima retribuzione, ma nessuno si presenta

Baby sitter, colf, tate, dove siete finite? Le famiglie italiane si sono lanciate in una ricerca che sembra non essere destinata ad un esito positivo. 

Tra le famiglie italiane è allerta baby sitter, sono introvabili al pari delle colf. Eppure la retribuzione non è inadeguata, da cosa dipende questa mancanza di candidature?

Lavoro per Baby Sitter e colf
foto Canva

L’estate è alle porte, le scuole a giugno chiuderanno e le famiglie dovranno prepararsi a lasciare i propri figli nelle mani di esperte tate. Allo stesso tempo chi accudisce un anziano potrebbe aver bisogno di una persona che lo assista mentre si parte per le ferie così come si potrebbe necessitare dell’aiuto di una colf per le grandi pulizie in attesa dell’arrivo di ospiti. Abbiamo così citato tre categorie di lavoratori molto ricercate dagli italiani, le baby sitter, le badanti e le colf.

Sul web impazzano le offerte di lavoro ma mancano, invece, le candidature di persone qualificate e con referenze. Il 70% dei collaboratori domestici attualmente impegnati è composto da immigrati e si fatica ampiamente a trovarne di nuovi. Dipenderà dallo stipendio? Dal contratto a tempo determinato? Dalla volontà di lavorare dato che viene erogato il Reddito di Cittadinanza?

Baby sitter e colf, perché mancano le candidature?

Il pensiero vola subito alla retribuzione. Se le candidature non ci sono sarà perché l’importo stabilito è insufficiente per la prestazione svolta. In realtà gli stipendi risultano in linea con la normativa e adeguati per il lavoro richiesto dato che seppure partono da una retribuzione oraria di poco superiore ai 6 euro – al di sotto della soglia del salario minimo in discussione al Parlamento ossia 9 euro – aggiungendo TFR, ferie pagate, tredicesima si raggiungono i fatidici 9 euro lordi all’ora.

La retribuzione, dunque, è solo una piccola parte del problema legato alla difficoltà del reperire baby sitter e colf con referenze e qualificati per prendersi cura dei bambini e della casa. Del 70% di immigrati che lavorano nel settore, in pochi anni si sono persi circa 189 mila collaboratori stranieri per una doppia causa. La prima è la politica anti-immigratoria iniziata con il Governo Conte, la seconda la pandemia da Covid 19 che ha reso più complicata la gestione di questa tipologia di lavoro.

Le previsioni non sono affatto rosee

Il presidente di Assindatcolf Andrea Zini afferma che nei prossimi anni potrebbero aumentare notevolmente le difficoltà nel reperimento di colf e tate per svariati motivi. Oltre al Covid e alla politica di chiusura dei canali regolari di ingresso per le persone extracomunitarie si aggiunge il graduale invecchiamento della forza lavoro. Le statistiche indicano, infatti, che più del 65% dei collaboratori stranieri ha più di 50 anni.

Il pericolo, secondo Zini, è di non riuscire a trovare persone che assistano anziani o si prendano cura dei bambini quando i genitori sono al lavoro. Il problema è grande soprattutto per le famiglie in cui non ci sono i nonni da “utilizzare” come baby sitter. Le donne potrebbero essere costrette nella maggior parte dei casi a rinunciare alla carriera per riprendere un ruolo che si pensava potesse essere finalmente abbandonato, quello unico di persona che cura casa e famiglia. Il passo in avanti degli ultimi anni verso un ruolo più attivo delle donne in svariati settori, non solo in quello familiare, potrebbe tradursi in numerosi passi indietro se non si dovesse trovare al più presto una soluzione alla problematica.

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