La Riforma Pensioni è una delle priorità del Governo. La nuova proposta è una Quota 100-102 flessibile. Quali sono le caratteristiche?
La soluzione avanzata di recente dai Consulenti del Lavoro per risolvere (si spera definitivamente) la questione relativa alla Riforma Pensioni è una Quota 100-102 senza requisiti minimi e con un calcolo parzialmente contributivo.
Una Quota 100/102 flessibile, dunque, senza la previsione di requisiti minimi anagrafici o contributivi. È questa la proposta in vista delle Riforma Pensioni prevista per il 2023. In base alle prime stime, l’applicazione di tale sistema comporterebbe un ampliamento della categoria dei possibili beneficiari, precisamente ben 165 mila lavoratori, circa l’81% in più rispetto al numero attuale.
Il meccanismo introdotto da Quota 100 prevede il raggiungimento di almeno 62 anni di età e la maturazione di 38 anni di contributi, entro il 31 dicembre 2021. In base a Quota 102, invece, sono necessari almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, da maturare entro il 31 dicembre 2022. Dunque, per entrambe le ipotesi, oltre alla “Quota”(somma di età e contributi) sono fondamentali i requisiti anagrafici e contributi. Ad esempio, chi ha 61 anni di età e 39 anni di contributi non può andare in pensione in anticipo.
L’idea dell’Esecutivo è quella, invece, di introdurre un sistema che sia basato esclusivamente sulla Quota, dunque la somma delle età anagrafica e contributiva, senza altri presupposti.
In base agli ultimi dati divulgati dall’INPS, in Italia, sono circa 470mila i lavoratori che hanno un’età compresa tra 61 e 66 anni ed un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni ma inferiore ai 41 (quest’ultimo è il requisito per poter usufruire della pensione di anzianità). Grazie a questi dati, sono stati calcolati i probabili effetti dell’avvento della Quota 100-102 flessibile.
Tramite l’estensione, con Quota 100 andrebbero in pensione molti lavoratori tra i 65 ed i 66 anni di età e con circa 35 anni di contributi, comprendendo anche coloro che hanno 61 anni e 39 anni di contribuzione.
Con Quota 102, invece, in virtù della Riforma Pensioni, il congedo riguarderebbe, per la maggior parte, lavoratori con 66 anni e con meno di 38 anni di contributi.
In poche parole, la Riforma comporterebbe l’aumento dei possibili pensionati specialmente tra le fasce di età più anziane, per i quali, attualmente, il pensionamento non è possibile per la mancanza dei presupposti contributivi.
La Riforma Pensioni, ovviamente, deve tener conto soprattutto delle risorse finanziarie disponibili. La priorità, infatti, è quella di impedire un’eccessiva penalizzazione sull’importo finale dell’assegno pensionistico. In base ai dati posseduti dall’INPS, dunque, è necessario conoscere il valore medio delle pensioni dei futuri beneficiari, per capire se effettivamente ci sarà una riduzione del valore delle pensioni. Le ipotesi possono essere due:
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