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L’Herpes sul labbro può nascondere una malattia insidiosa e pericolosa e bisogna fare attenzione a questi sintomi

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La presenza di un herpes sul proprio labbro potrebbe non essere così banale ed innocua come si potrebbe pensare. Bisogna stare molto attenti e adesso spieghiamo il perché.

C’è da ammettere che buona parte delle persone soffrono moltissimo di herpes. Tra questi, ritroviamo anche molti ragazzini, i quali provano un certo imbarazzo. In effetti, come biasimarli? Hanno già a che fare con l’acne che tempesta la loro faccia, ormoni a mille e problemi tipici di quell’età.

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Ma oltre a loro, come anticipato sopra, ci sono molte persone che si ritrovano a combattere con l’herpes. Vuoi lo stress, vuoi l’ansia, vuoi la pelle delicata che non viene protetta da sole, vuoi per l’influenza: insomma, l’herpes troverà il modo di apparire. Oltre a fare male per via del gonfiore, non è tanto un problema che genera disagi estetici, quanto un chiaro e proprio allarme. Per dirla tutta, quando appare l’herpes significa che qualcosa nella nostra salute non va. A dircelo è un’altra ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Diabetologia”.

Lo studio è stato condotto da ricercatori tedeschi, i quali hanno evidenziato come l’herpes sia associato al prediabete. Quindi, quella sembra una banale bolla destinata poi a diventare una crosticina che il tempo spazzerà via, ha un valore molto più profondo. Restando nel tema del diabete, e conoscendo come il colesterolo sia uno delle cause più influenti, segnaliamo due articoli importanti. Il primo parla di come il sentire degli strani odori sia un sintomo da non sottovalutare. Mentre, il secondo, al contrario, è un aiuto contro questo problema: parliamo dell’ortaggio straordinario in grado di combatterlo in modo efficace. Dopo questo piccolo preambolo, possiamo concentrarci sullo studio di recente pubblicato.

Perché stare attenti all’herpes e cos’è il prediabete

La ricerca poco prima menzionata è solo l’ennesima che dimostra come l’herpes sia un campanello di allarme di problemi di salute molto seri. In particolare, in questo caso, parliamo del prediabete, uno stato definito metabolico che precede quello che sarà il diabete di tipo 2. Per essere ancora più chiari, il prediabete fa riferimento a quella situazione in cui i livelli del sangue risultano essere più alti rispetto alla norma. Tuttavia, però, tale condizione non è ancora da definirsi come diabete di tipo 2. Comunque sia, secondo altri studi, la metformina e l’acarbosio dovrebbero ridurre del 25-30% la possibilità di arrivare al livello di diabete mellito tipo 2 nei pazienti con prediabete. Gli esperti, inoltre, sostengono che fare dell’attività fisica, ad intensità moderata, almeno per 30 minuti al giorno, dovrebbe ridurre la glicemia.

Le premesse

Ma ritornando al fulcro del discorso, è doveroso anticipare che i ricercatori stessi hanno affermato come la loro ricerca sia soltanto di tipo preliminare. Pertanto, tutto quello che viene detto deve essere sempre preso con le pinze. Certamente, è risaputo come il colesterolo, alti livelli di glicemia e obesità siano tra le principali cause di una simile situazione. Dunque, anche se l’herpes ha una piccola responsabilità in merito, è doveroso chiedersi come il virus alla base possa legarsi al diabete. I ricercatori non stati in grado di dare una risposta a questa domanda. Vi sono, pertanto, solo delle mere supposizioni ed è necessario approfondire l’argomento con altri studi.

Cosa sappiamo della ricerca

La dinamica dello studio ha visto tali ricercatori monitorare migliaia di persone per 7 anni. 360 di loro hanno sviluppato dei “marcatori di prediabete”. Tra di loro, chi è arrivato ad ammalarsi di prediabete ha mostrato di possedere due infezioni diverse di herpesvirus. Stiamo parlando, più nel dettaglio, dell’herpes simplex virus 2 e del citomegalovirus. Lo studio ha illustrato come il primo, rispetto al secondo, favorisca maggiormente il sorgere del prediabete. Stiamo parlando del 59% di possibilità in più rispetto al 33% del citomegalovirus.

Le informazioni presenti nell’ articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi.

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