Bonus di 1.300 euro ai lavoratori che restano in azienda fino alla pensione e con uno stipendio fino a 3.000 euro

Chi non vorrebbe un’azienda che garantisce lavoro e ottimo stipendio fino alla pensione? Ebbene, sembra proprio che esista.

Un imprenditore lancia una bella sfida e racconta la sua esperienza. Le ultime polemiche si sono fatte molto accese riguardo alla “crisi di personale” che sta coinvolgendo le aziende. Da una parte, c’è chi ipotizza poca voglia di lavorare da parte dei giovani. Dall’altra, chi accusa le imprese di offrire compensi economici non in linea con il costo della vita.

fino alla pensione
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Dove starà la verità? Probabilmente, anche se può sembrare un’affermazione banale, nel mezzo. Perché di sicuro di nullafacenti in giro, purtroppo, ce ne sono. Di persone inaffidabili, anche. Ma ci sono anche tante realtà imprenditoriali che sfruttano il bisogno di lavorare per applicare condizioni insostenibili per i loro collaboratori.

In questo contesto, e in un’Italia – non dimentichiamolo – che da due anni sta vivendo una crisi economica e sociale tra le più grandi dal dopoguerra, ci sono delle eccezioni. È il caso di un imprenditore di Treviso. Ecco cosa propone Paolo Mion, presidente della Mion Ventoltermica, un’impresa che si trova a Maserada sul Piave.

Cerco personale che resti in azienda fino alla pensione, offro bonus a chi mi presenta lavoratori seri

Paolo Mion ha un’azienda specializzata nella progettazione, costruzione ed installazione di impianti di aspirazione e depurazione. Un settore che al momento non conosce crisi, anzi. Il personale che lavora non riesce a sopperire alle richieste. L’imprenditore cerca almeno 20 figure professionali, tra cui ingegneri, tecnici specializzati, ma anche magazzinieri e operai.

Sembrerebbe tutto “normale”, dunque. Il signor Mion si è rivolto alle agenzie interinali, ma non è rimasto soddisfatto. In una intervista racconta la sua esperienza. E ciò che emerge è un quadro molto interessante su quanto accade oggi nel mondo del lavoro. “Nella stragrande maggioranza dei casi ci siamo trovati persone che dopo qualche mese, per guadagnare 50 o 100 euro in più, ci hanno lasciato. E non penso proprio che sia un problema di stipendio: il salario d’ingresso nella nostra azienda è di 1.400 euro al mese. Chi rimane qui e acquisisce esperienza e professionalità, con qualche lavoro in trasferta, arriva a guadagnare tranquillamente più di 3.000 euro al mese.”

Il problema, dunque, è che non ci sono più persone “affidabili”, che desiderano imparare un mestiere, fare carriera, e restare presso un’azienda anche fino alla pensione. Ma in fondo, negli ultimi anni, la politica non ha fatto altro che “idolatrare” la flessibilità, i contratti atipici, le alternative al “noioso lavoro a tempo indeterminato”.

Il risultato? Le aziende hanno offerto le condizioni più lesive dei diritti e i lavoratori sono diventati “nomadi”, squattrinati e anche poco stimolati. Ad un certo punto, però, il signor Mion ha trovato una soluzione.

1300 euro di Bonus a chi mi porta personale serio

Durante gli anni in cui l’imprenditore ha “sofferto” la mancanza di personale, ha notato che le figure adatte erano quelle presentate dai suoi dipendenti. Il classico “passaparola”, insomma. Le persone suggerite da chi lavorava già in azienda hanno funzionato. Ecco che allora Mion ha pensato ad un incentivo.

Il meccanismo è molto semplice: chiunque può “portare un amico”. Una formula che esiste anche nelle realtà commerciali, a ben pensarci. Il candidato viene presentato e poi fa un colloquio di lavoro. “Se la persona ha le caratteristiche giuste, la assumiamo con un contratto di 6 mesi. Passato questo periodo, se i risultati sono soddisfacenti, viene stabilizzata e al dipendente che ce l’ha segnalata diamo un premio di 1.300 euro in busta paga“. Una trovata che sembra proprio stia funzionando perché in pochi mesi l’imprenditore ha già individuato alcune figure adatte.

Dunque, perché non allargare questo interessante metodo ad altre realtà? E soprattutto speriamo che tutti gli attori coinvolti (forze politiche, sindacati, imprenditori e lavoratori) trovino un nuovo modo di vivere il lavoro. Perché il mondo sta cambiando, e nessun metodo – per quanto efficace – può funzionare per sempre.

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