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Economia

Partite Iva in difficoltà: finalmente approvata una preziosa indennità che aiuta a superare la crisi

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Una nuova indennità è stata introdotta per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS. Che cos’è l’ISCRO per le partite Iva?

L’INPS ha comunicato che dal 1° maggio, i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’INPS colpiti da una riduzione dei propri introiti maggiore del 50%, potranno presentare domanda per l’ISCRO.

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È la nuova indennità della durata di sei mesi, in aiuto delle partite Iva maggiormente colpite dall’aggravarsi della crisi economica dell’ultimo anno. In cosa consiste, nel dettaglio, tale misura e chi può beneficiarne? A quali condizioni?

Ottime notizie per le partite Iva: è in arrivo una nuova misura a sostegno del reddito

Il Governo ha adottato una nuova misura sperimentale per il triennio 2021-2023, resasi necessaria in seguito dell’emergenza pandemica che ha causato enormi difficoltà a numerose categorie di lavoratori con partite Iva.

Dal 1° maggio 2022, quindi, sarà possibile avanzare richiesta per l’erogazione dell’ISCRO, l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa. L’Istituto di Previdenza ha introdotto questo nuovo ammortizzatore sociale, destinato esclusivamente ai liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata dell’INPS, della durata di sei mesi e di importo compreso da un minimo di 250 euro ad un massimo di 800 euro al mese.

La condizione fondamentale per averne diritto è l’aver subito una riduzione dei redditi superiore al 50% nell’ultimo anno, rispetto alla media dei tre anni precedenti. Attraverso il messaggio n. 1569/2022, l’INPS ha chiarito che la domanda potrà essere presentata non oltre il 31 ottobre 2022 ma solo se l’interessato non abbia già percepito l’indennità. Essa, infatti, può essere concessa per una sola volta nel triennio 2021-2023.

Quali requisiti devono possedere le partite Iva?

L’ISCRO è una misura a cui hanno diritto i liberi professionisti, compresi i lavoratori presso studi associati o società semplici, iscritti alla Gestione Separata, che svolgono abituale professione di lavoro autonomo, legato all’esercizio di arti e professioni. Sono, dunque, esclusi i lavoratori autonomi iscritti alle Casse previdenziali professionali private. È una novità assoluta, perché è il primo ammortizzatore sociale previsto per le partite Iva in difficoltà economiche.

Affinché tali lavoratori percepiscano l’ISCRO, è necessario il possesso dei seguenti requisiti:

  • la produzione, nell’anno precedente quello in cui viene presentata la domanda, di un reddito di lavoro autonomo inferiore al 50 % della media dei redditi realizzati nei tre anni precedenti;
  • la dichiarazione di un reddito da lavoro autonomo non superiore a 145 euro nell’anno antecedente la presentazione della domanda;
  • la titolarità di una partita Iva attiva da almeno 4 anni consecutivi, legata alla professione per la quale si presenta la domanda;
  • non essere pensionati;
  • non essere titolari di reddito di cittadinanza;
  • essere in regola con i versamenti dei contributi previdenziali.

A quanto ammonta l’indennità?

L’indennità viene corrisposta per sei mensilità e corrisponde al 25% della metà dell’ultimo reddito annuo, debitamente attestato dall’Agenzia delle Entrate su base semestrale. L’importo va da un minimo di 250 euro al mese ad un massimo di 800 euro. Tali importi saranno rivalutati ogni anno; per il 2022, la soglia minima è di 254,75 euro, mentre quella massima di 815,20 euro.

Per il 2021, il termine per la presentazione delle domande andava dal 1° luglio al 31 ottobre 2021, mentre per l’anno il corso, l’INPS ha stabilito che ci sarà tempo dal 1° maggio al 31 ottobre 2022.

L’ISCRO è un’indennità che può essere erogata soltanto per una volta durante il triennio 2021-2023, dunque non ne avranno diritto i soggetti che avevano presentato domanda nel 2021, anche se non hanno ancora finito di riscuotere tutte e sei le mensilità previste (ad esempio, per intervenuta decadenza).

Spetta, invece, a coloro che non avevano avanzato richiesta nel 2021 e a coloro che, pur avendo presentato domanda per lo scorso anno, non ne hanno usufruito a causa del rifiuto della domanda o del rigetto della prestazione.

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