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Partite 600 mila multe dall’Agenzia delle Entrate: ecco a chi arriveranno

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In questa prima settimana di aprile sono già partite 600 mila multe dall’Agenzia delle Entrate. E si tratta solamente della prima tranche.

Altrettante, fino a più di 1 milione, arriveranno presto a casa degli italiani. Più in particolare, a quelli che hanno più di 50 anni e non si sono vaccinati. O meglio, definiti (in qualche caso erroneamente) “no-vax”. Perché non hanno fatto la terza dose.

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È entrata a pieno regime, dunque, la disposizione di Legge che obbliga tutti gli over 50 a pagare una multa di 100€. In caso non abbiano aderito alla campagna vaccinale, obbligatoria per questa categoria come per alcune altre. Da sottolineare che i destinatari delle sanzioni non sono solamente coloro che non hanno mai fatto una dose di vaccino. Ma anche quelli che hanno fatto la prima e la seconda ma non si sono ancora presentati a fare il “booster”. E che vengono considerati comunque come “no-vax”.

100 mila multe dall’Agenzia delle Entrate al giorno

Più o meno è questa la media calcolata in base alle cartelle che sono state spedite fino ad ora, e che continueranno. Perché gli over 50 che non si sono sottoposti a vaccinazione o non hanno completato il ciclo sono circa 1,5-2 milioni. Altrettante sono dunque le sanzioni che verranno recapitate loro a casa.

La fine dello stato di emergenza, dunque, non ha impedito al Governo di proseguire nell’azione “punitiva” verso chi non ha accettato la “terapia” contro il Covid. Si tratta di un paradosso tutto italiano, che ancora una volta dimostra come la burocrazia sia in conflitto con la “vita reale”.

Se è vero, infatti, che non vi è più “emergenza sanitaria” e che la situazione è sotto controllo anche con le varianti, non si spiega la data del 15 giugno. Decisa a gennaio scorso. Che ricordiamo è il termine previsto per l’obbligo vaccinale riservato agli over 50. Come se “magicamente” il virus rispetterà la scadenza, e scomparirà dalle nostre vite. Perché proprio il 15 giugno? Viene da chiedersi. La risposta probabilmente è nascosta nei “ritardi” che si sono susseguiti dopo la decisione di rendere obbligatorio il vaccino per questa categoria di cittadini.

La burocrazia che ha generato il “paradosso”

Ricordiamo infatti il decreto legge 7/1/22 n. 1 che conteneva “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore”. L’obbligo per gli over 50 partiva ufficialmente, però, da febbraio. Era esteso, senza limiti di età, a tutti i lavoratori del comparto sanitario e scolastico.

Se a gennaio questo obbligo poteva aver ragione in luogo dei contagi e dei decessi, ad oggi sembra anacronistico. La “previsione” di allora – pieno inverno – arrivò a decidere la misura obbligatoria fino al 15 di giugno. Nel mentre, però, il 31 marzo è finita la fase emergenziale sanitaria. Dunque meno decessi. I contagi rimangono, a causa delle varianti. Ma sembra non siano “mortali” e diano sintomatologia lieve.

C’è voluto del tempo affinché i dati sanitari dei “no-vax” cinquantenni arrivassero all’Agenzia delle Entrate, e poi a Poste Italiane per la consegna degli avvisi. Nel mentre però, le cose a livello sanitario sono cambiate.

Ma nonostante le evidenze scientifiche, l’obbligo non è stato cancellato. Molti degli over 50 che non si sono vaccinati hanno smesso di lavorare. Pochi, infatti, quelli che hanno poi adempiuto al dovere. I rimanenti verranno sanzionati, di fatto, retroattivamente. Per un’emergenza che non c’è più.

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