Gas, si pensa a una limitazione sui termosifoni: cosa sta succedendo

Crisi energetica, molti comuni hanno iniziato a proporre alcune soluzioni per contrastare i rincari di luce e gas. Vediamo nel dettaglio quali sono. 

La crisi energetica continua a preoccupare moltissimo le famiglie italiane.

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D’altronde, gli aumenti negli ultimi mesi si sono rivelati semplicemente insostenibili, con le bollette più che raddoppiate rispetto allo scorso anno. E naturalmente, la guerra in Ucraina non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non bisogna infatti dimenticare che un terzo del gas europeo viene fornito dalla Russia. E Putin aveva già deciso nel 2021 di diminuire le forniture.

Il nostro governo sta facendo accordi con altri paesi, tra cui l’Algeria, per avere nuove fonti di gas disponibili. Ma il prezzo di vendita è più alto, e dunque difficilmente nei prossimi mesi vedremo diminuire le spese sulle utenze di luce e gas. 

Crisi energetica, la soluzione proposta dal sindaco di Bari Decaro

Ed è per questo che adesso, diversi comuni in tutta Italia stanno facendo delle importanti valutazioni. L’idea infatti è quella di una riduzione delle fasce orarie entro cui si può accendere un termosifone nelle case. Ci sta pensando seriamente ad esempio il sindaco della città di bari Antonio Decaro. L’uomo ha infatti proposto di abbassare la temperatura di un grado nelle città, dando seguito a una proposta venuta da Arera. Decaro in merito ha dichiarato che “come sindaci stiamo verificando anche le opzioni offerte dalle nuove tecnologie”.

Bari ad esempio è tra le città che ha in dotazione dei regolatori di potenza per quanto riguarda le illuminazioni pubbliche. E un’altra idea potrebbe essere quella di diminuirne l’intensità durante la notte. Bisogna però capire, spiega anche il sindaco di bari, che tipo di “margini di azione ci lascia la normativa dello Stato che regola temperature e orari”. Un decreto uscito nell’Aprile del 2013 aveva già fissato delle disposizioni in merito. 

Cosa prevedeva il decreto energia dell’Aprile del 2013

Nella legge veniva infatti stabilito che la temperatura massima per le abitazione private utilizzabile fosse pari a 20 gradi. Mentre quella permessa per le attività commerciali di 18. Nessuna differenza veniva prevista nel decreto per aree geografiche e zone d’accensione. E dunque da un punto di vista normativo non sarà semplice dare seguito alle proposte del sindaco di bari.

Al tempo stesso, la crisi energetica avanza e vi è bisogno di soluzioni rapide, che permettano di evitare il peggio tra qualche mese. Il rischio che il vecchio continente possa ritrovarsi d’improvviso a corto d’energia è più che mai concreto. Per questo, che i comuni italiani vengano alla fine autorizzati ad intervenire comunque dallo stato in merito, è molto più che probabile. Anche perché delle deroghe in realtà in altri anni a causa dell’emergenza climatica era stata varata in alcuni comuni.

Diverse amministrazioni lo scorso anno, ad esempio, avevano abbassato la temperatura standard di un grado, e dunque a un massimo di 19 gradi per abitazione.

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