Il tuo ex partner non rispetta i suoi impegni economici? Con questa nuova legge cambia tutto.
Dopo la separazione, per molti genitori si apre un periodo di incertezza per vista dell’instabilità delle entrate destinate ai figli. Basta un ritardo, un pagamento che non arriva, un silenzio improvviso per trasformare l’organizzazione familiare in un percorso a ostacoli.

Il problema non è tanto l’aspetto economico, quanto la sicurezza e la serenità di chi dipende da quell’aiuto. Chi vive questa condizione sa che non si tratta di semplici numeri: con i figli a carico, è necessario fare i conti con le spese quotidiane, le necessità scolastiche, le cure mediche o le attività indispensabili per la crescita della prole.
Nonostante l’obbligo sancito dalla legge, accade spesso che il genitore non collocatario non versi puntualmente quanto stabilito, lasciando l’altro a farsi carico di tutto. Fino a poco tempo fa, la strada per ottenere giustizia era lunga e complessa, tuttavia oggi esiste un meccanismo molto più diretto.
Cosa fare quando il proprio ex non paga l’assegno di mantenimento
Come abbiamo detto, quando un genitore non paga, il diritto dei figli viene messo a rischio. La legge considera l’assegno di mantenimento come un vero e proprio debito. Per tal ragione il legislatore ha introdotto una via più rapida ed efficace per garantire il rispetto degli impegni economici.

Grazie alla riforma Cartabia, infatti, non è più necessario attendere lunghi procedimenti di recupero crediti o attivare subito un pignoramento tradizionale. Oggi è possibile richiedere direttamente al datore di lavoro del genitore inadempiente di trattenere le somme dovute e versarle al genitore collocatario o ai figli aventi diritto. Si tratta di un cambiamento che tutela in modo concreto chi subisce i ritardi e che riduce drasticamente tempi e costi delle azioni legali.
Il meccanismo è semplice: se trascorrono più di 30 giorni dal mancato pagamento, il genitore creditore può inviare una diffida formale al debitore tramite raccomandata o Pec, intimandogli di saldare entro pochi giorni. Con questa comunicazione e il titolo esecutivo che definisce l’importo (sentenza, decreto o accordo omologato), è possibile rivolgersi direttamente all’azienda presso cui lavora il genitore obbligato.
Il datore di lavoro, ricevuta la richiesta, è tenuto a versare le somme spettanti al genitore creditore, bypassando di fatto l’inadempiente. Non è necessario un nuovo giudizio, a meno che non sorgano contestazioni sugli importi o manchi uno stipendio pignorabile. In questi casi, resta la possibilità di ricorrere al tribunale con l’assistenza di un avvocato e procedere con un pignoramento presso terzi.
Questa procedura non prevede limiti di importo: anche piccole somme non pagate possono essere recuperate con la stessa modalità. Una tutela ulteriore che sottolinea l’importanza del mantenimento, non come un contributo accessorio, ma come un diritto fondamentale dei figli e, nei casi previsti, anche dell’ex coniuge.