Dal prossimo anno, i lavoratori potranno usare il TFR e la pensione integrativa per andare in pensione 3 anni prima.
La previdenza complementare è un ottimo metodo per integrare l’assegno pensionistico e, dunque, sopperire alle carenze della previdenza obbligatoria. L’obiettivo di tale sistema (previsto dal Decreto Legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005) è quello di assicurare ai lavoratori una rendita futura aggiuntiva, previo versamento di una determinata somma.

Questa tipologia di pensione ha un impatto determinante anche sul TFR, il Trattamento di Fine Rapporto. I lavoratori dipendenti, infatti, possono scegliere di destinare tale prestazione a un Fondo di pensione integrativa. Proprio tale caratteristica potrebbe consentire la svolta dal prossimo anno, permettendo l’utilizzo del TFR confluito nel Fondo per raggiungere i requisiti per la pensione anticipata.
Pensione e TFR: la soluzione che potrebbe aiutare i lavoratori
Dal 2026, i lavoratori dipendenti potranno usare il TFR e farlo confluire in un Fondo integrativo per ottenere una rendita aggiuntiva oppure sfruttarlo per andare in pensione a 64 anni. La proposta è stata avanzata dalla Lega e prevede la facoltà di avvalersi del Trattamento di Fine Rapporto per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

In che modo? Ricorrendo alla pensione anticipata contributiva, per la quale è necessario, oltre alla maturazione di 64 anni di età e di 25 anni di contributi, anche il raggiungimento di un assegno pensionistico di importo pari almeno a 3 volte l’Assegno sociale (ossia a 1.616 euro). Per le donne con un solo figlio, il requisito scende a 2,8 volte l’Assegno sociale, mentre per quelle con almeno due figli a 2,6 volte. Ebbene, chi non riuscirà a raggiungere quest’ultima condizione, potrà avvalersi della rendita del Fondo integrativo oppure utilizzare una quota del TFR. I lavoratori che, invece, riusciranno a maturare l’importo minimo dell’assegno pensionistico solo grazie ai contributi INPS potranno ricevere il TFR normalmente oppure decidere ugualmente di destinarlo a un Fondo pensione, per usarlo in futuro.
Ma c’è anche un’altra novità: la pensione anticipata contributiva, attualmente riservata solo ai contributivi puri (ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996), sarà accessibile a tutti. Bisognerà, però, rispettare i seguenti requisiti:
- età anagrafica di almeno 64 anni;
- versamento di almeno 25 anni di contributi effettivi;
- raggiungimento di un assegno pensionistico di importo non inferiore a 3 volte l’Assegno sociale. Per le madri, è prevista la riduzione di tale presupposto a 2,8 volte l’Assegno sociale se con un solo figlio, oppure a 2,6 volte l’Assegno se con due o più figli.