Addio SPID gratis: quanto costerà con Poste e perché conviene prepararsi subito

Spid Poste gratuito, è tempo di addio: ecco cosa cambia e come prepararsi.
Fare a meno dello SPID è diventato pressoché impossibile. Negli ultimi anni abbiamo imparato a considerarlo uno strumento indispensabile, quasi scontato, parte integrante della nostra vita digitale quotidiana. Con un semplice clic, permette di accedere a servizi online pubblici e privati che fino a poco tempo fa richiedevano ore di file e documenti cartacei. Un’abitudine così radicata che in pochi si sono chiesti cosa accadrebbe se le regole del gioco cambiassero.

Donna confusa
Addio SPID gratis: quanto costerà con Poste e perché conviene prepararsi subito informazioneoggi.it

Eppure, proprio attorno a questo strumento si stanno muovendo decisioni che potrebbero avere un impatto diretto e concreto su milioni di cittadini. Non si tratta di un dettaglio tecnico o di una questione marginale: la novità coinvolge la stragrande maggioranza degli utenti italiani, e potrebbe tradursi in una spesa annuale che fino ad oggi nessuno aveva messo in conto.

Perché lo SPID di Poste potrebbe diventare a pagamento

Al centro della questione c’è lo SPID di Poste Italiane, il sistema di identità digitale utilizzato da circa il 70% degli italiani che hanno attivato questo servizio. Fino a oggi è stato completamente gratuito, ma secondo indiscrezioni sempre più insistenti, l’azienda starebbe valutando di introdurre un canone annuale di circa 5 euro.

Banconota da 5 euro
Perché lo SPID di Poste potrebbe diventare a pagamento informazioneoggi.it

La notizia si inserisce in un contesto più ampio: già diversi altri operatori privati hanno iniziato a chiedere un contributo economico agli utenti. Aruba, per esempio, ha fissato il costo a 4,90 euro più IVA, mentre InfoCert richiede 5,98 euro e Register arriva a 9,90 euro, IVA inclusa. Se anche Poste dovesse seguire la stessa strada, il cambiamento interesserebbe oltre 20 milioni di cittadini, con un impatto economico complessivo stimato in circa 100 milioni di euro di entrate aggiuntive per l’azienda.

Le ragioni di questo possibile passaggio non sono legate a una scelta commerciale isolata, ma a una trasformazione strutturale. Per anni i fornitori di SPID hanno potuto contare sul sostegno economico dello Stato. Tuttavia, il contratto che li legava al governo è scaduto nell’aprile 2023 e, nonostante una proroga temporanea, i fondi sono arrivati solo nel marzo 2025, con uno stanziamento straordinario di 40 milioni di euro. Questo vuoto di risorse ha spinto molti provider a ripensare il proprio modello di business.

Parallelamente, lo scenario digitale italiano sta vivendo un’evoluzione significativa: lo Stato intende ridurre gradualmente il supporto a SPID, per spingere verso strumenti completamente pubblici come la Carta d’Identità Elettronica (CIE) e l’IT Wallet. Entrambe le soluzioni promettono di sostituire progressivamente lo SPID, garantendo un accesso sicuro e gratuito ai servizi digitali.

Il fatto che Poste Italiane concentri la maggioranza degli utenti rende la sua scelta particolarmente rilevante. L’introduzione di un costo anche minimo potrebbe ridefinire l’intero settore, riducendo ulteriormente le opzioni gratuite e segnando l’inizio di una nuova fase nell’utilizzo dell’identità digitale in Italia.

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