Il passaggio dai 67 anni cambia la pensione di invalidità: ecco cosa prevede la legge e cosa controlla l’INPS.
Molte persone che ricevono una pensione per motivi di salute vivono con la certezza che, una volta ottenuto il beneficio, questo li accompagnerà senza scadenze per tutta la vita. È un pensiero comprensibile: la sicurezza economica garantita ogni mese dall’INPS diventa un punto fermo nella gestione quotidiana delle spese.

Ma c’è un momento preciso, spesso trascurato, che può cambiare radicalmente le regole del gioco. Non riguarda solo i controlli medici o i limiti di reddito: si tratta di un passaggio che coincide con una data inevitabile per tutti, il compimento dei 67 anni. È proprio allora che molte persone scoprono che la loro pensione di invalidità civile non rimane immutata come pensavano.
Che succede davvero alla pensione di invalidità a 67 anni?
Al raggiungimento dei 67 anni, la pensione di invalidità civile non scompare, ma cambia natura. La legge prevede che questa prestazione assistenziale, riconosciuta agli invalidi totali al 100% in età compresa tra i 18 e i 67 anni, venga trasformata in un’altra misura: l’assegno sociale sostitutivo.

Questa trasformazione non è un dettaglio burocratico, ma un passaggio che comporta conseguenze concrete. L’INPS, infatti, non procede in automatico a confermare la vecchia pensione, bensì verifica se la persona soddisfa i requisiti specifici per accedere all’assegno sociale. Dal 1996 questa prestazione ha sostituito la pensione sociale ed è regolata da criteri più stringenti, soprattutto sul piano economico e della residenza.
Chi fino al giorno prima riceveva 336 euro al mese per la pensione di inabilità civile, dal compimento dei 67 anni può accedere a un assegno di importo più alto: nel 2025 la cifra base è pari a 538,69 euro mensili per 13 mensilità. Tuttavia, l’importo pieno non spetta a tutti indistintamente: viene modulato in base ai redditi personali o coniugali e richiede un controllo puntuale anno dopo anno.
Un’altra condizione fondamentale è la residenza effettiva in Italia. La normativa attuale, infatti, prevede che chi richiede l’assegno sociale debba aver maturato almeno dieci anni di soggiorno legale e continuativo sul territorio nazionale. Senza questo requisito, la trasformazione non può essere completata e il rischio è la sospensione della prestazione.
È importante distinguere questa dinamica da altre indennità, come l’indennità di accompagnamento, che non viene toccata dai 67 anni: se restano valide le condizioni sanitarie, continua a essere erogata senza limiti di età e senza vincoli reddituali.
Il passaggio dalla pensione di invalidità civile all’assegno sociale segna dunque una tappa cruciale nella vita di chi si affida a queste misure per affrontare la quotidianità. Una trasformazione che pochi conoscono a fondo e che rende essenziale prepararsi per tempo, evitando sorprese quando si raggiunge questa soglia anagrafica.