Una semplice telefonata e cambia tutto, una truffa che ti svuota il conto ma è anche colpa della banca e l’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) ha ordinato alla banca di restituire i 900 euro sottratti.
Il 20 marzo 2024, un cliente riceve una telefonata da una persona che si è presentata come operatore della sua banca. L’uomo gli ha comunicato che era in corso un bonifico sospetto da 900 euro verso un beneficiario sconosciuto.

A dare ulteriore conferma che fosse un operatore della banca è arrivato un SMS sul cellulare del cliente, con la richiesta di confermare l’operazione. Il presunto operatore, con tono rassicurante, ha spiegato che cliccare su quel messaggio era necessario per bloccare il bonifico e non per autorizzarlo.
Truffa telefonica: sottratti 900 euro dal conto corrente, la banca obbligata a rimborsare il cliente
Il cliente si è fidato e ha seguito le istruzioni impartite dal truffatore. Solo dopo si è accorto che si trattava di una truffa e ha chiesto alla banca il rimborso di 900 euro sottratti dal suo conto corrente. La banca si rifiuta e il correntista si rivolge all’Arbitro Bancario Finanziario.

La banca di difende rilevando che l’operazione era stata regolarmente autenticata, dal punto di vista tecnico, tutto risultava corretto. Secondo l’intermediario, il problema lo ha causato l’ingenuità del cliente, che ha seguito senza farsi troppe domande le indicazioni di uno sconosciuto, permettendogli così di completare la truffa.
Ma l’Arbitro analizzato l’accaduto, non è stato dello stesso parere. Infatti, secondo la normativa vigente, in questi casi spetta alla banca dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per proteggere l’utente, come previsto dal decreto legislativo n. 11 del 2010 e dalle norme europee sui pagamenti digitali.
Esaminando i documenti, il Collegio ha rilevato che la banca non è riuscita a fornire una prova concreta e dettagliata del sistema di autenticazione usato per confermare l’operazione. In effetti, la banca none è riuscita a dimostrare che l’autenticazione fosse stata applicata correttamente (nota anche come SCA), necessaria per proteggere i clienti da frodi e accessi non autorizzati.
Pertanto, il Collegio con la decisione numero 3709 del 11 aprile 2025, ha accolto il ricorso e ha ordinato alla banca di restituire i 900 euro al cliente. Inoltre, la banca dovrà pagare anche 200 euro alla Banca d’Italia per le spese della procedura, più altri 20 euro al cliente per la quota versata al momento del ricorso.
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