Questo comportamento allo stadio può farti rischiare il carcere: sentenza storica

Cambiamento storico per lo sport in Italia, certi comportamenti non verranno più accettati.

Un recente provvedimento legislativo ha introdotto una storica novità nel panorama sportivo italiano, che andrà a mutare radicalmente la tutela di alcune figure chiave durante le competizioni. L’annuncio ufficiale è arrivato al termine di una riunione del Consiglio dei Ministri, che ha visto il coinvolgimento diretto anche del Ministero per lo sport e per i giovani.

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Questo comportamento allo stadio può farti rischiare il carcere: sentenza storica – informazioneoggi.it

Dopo mesi di confronto con le istituzioni sportive, in risposta a un fenomeno sempre più diffuso che ha sollevato preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Questa nuova norma mira a ristabilire il rispetto, la legalità e la sicurezza all’interno e all’esterno dei campi da gioco.

Arbitri equiparati agli agenti di pubblica sicurezza: cosa cambia

Lo sport che dovrebbe essere sinonimo di unione, diventa spesso un fenomeno che viene associato alla violenza. Spesso, nel mirino dei tifosi e dei giocatori ci finiscono gli arbitri. Basti pensare ai dati registrati dall’Ansa nella stagione 2023/2024, interessata da 519 episodi di violenza contro gli arbitri (in aumento rispetto alla stagione precedente, quando se ne registrarono 334). Di questi 70 di violenza fisica grave, gli autori di tali atti sono stati:

  • 341 giocatori;
  • 129 dirigenti e staff;
  • 49 estranei.
 Manchester City head coach Pep Guardiola e Referee Jesus Valenzuela of Venezuela
Arbitri equiparati agli agenti di pubblica sicurezza: cosa cambia – informazioneoggi.it (Ansa Foto)

A rendere questi dati ancora più drammatici il fatto che le categorie giovanili e regionali. Un fenomeno del genere va fermato con un duplice interventonormativo e culturale. Dal punto di vista normativo è stato ufficialmente modificato l’articolo 583-quarter del Codice Penale, che va ad equiparare gli arbitri ai pubblici ufficiali. Ad annunciarlo è stato il Ministro per lo sport e per i giovani Andrea Abodi, al termine della riunione del Consiglio dei Ministri, con il quale l’AIA aveva interloquito intensamente per giungere a questo risultato.

Ma cosa comporta tale equiparazione? Da oggi, chi compie atti di violenza contro gli arbitri rischierà le medesime pene di chi aggredisce  di pubblica sicurezza, tra cui anche il carcere.

Con il nuovo decreto legge, dunque, l’aggressione di un arbitro (o altro ufficiale di gara) prevede le seguenti pene:

  • Per lesioni lievi (art. 582 c.p.) la pena prevista è la reclusione da 2 a 5 anni.
  • Per lesioni gravi (art. 583 c.p.), il rischio è la reclusione da 4 a 10 anni. Le pene sono considerati gravi se, ad esempio:
    • Causano una malattia o incapacità di attendere alle occupazioni ordinarie per più di 40 giorni.
    • Comportano l’indebolimento permanente di un senso o di un organo.
  • Per lesioni gravissime è prevista la reclusione da 8 a 16 anni. Vengono considerate gravissime le lesioni che:
    • Causano la perdita di un arto o un senso, come per esempio la vista.
    • Determinano una malattia certamente o probabilmente insanante.
    • Comportano la perdita dell’uso della parola, della capacità riproduttiva o altre mutilazioni permanenti.

L’equiparazione giuridica con un pubblico ufficiale comporta poi aggravanti automatiche per chi compie l’atto, la procedibilità d’ufficio (la possibilità di procedere senza denuncia) e nessuna possibilità di sanzione simbolica o derubricazione del reato.

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