NASpI moltiplicata per quattro? Ecco la sentenza che cambia tutto per i disoccupati

Come ottenere un risarcimento ben superiore alla NASpI, anche se disoccupato. Ecco cosa dice la Cassazione.

L’equa compensazione per chi si trova in una condizione di svantaggio sul mercato del lavoro è sempre più al centro dell’attenzione.

Donna con in mano un ventaglio di soldi
NASpI moltiplicata per quattro? Ecco la sentenza che cambia tutto per i disoccupati – informazioneoggi.it

Nel caso in cui una persona subisce un danno che vada a compromettere la sua autonomia o la sua capacità di costruirsi un reddito, la questione del risarcimento assume un’importanza cruciale.

In particolar modo, ci si è chiesti quali siano i criteri da applicare quando il soggetto colpito non risulta formalmente occupato. Proprio per tal ragione, la Corte di Cassazione viene spesso chiamata a intervenire.

Di recente, i giudici si sono pronunciati con un’ordinanza che potrebbe avere effetti per molti lavoratori.

Danno patrimoniale e disoccupazione: cosa cambia

La Corte di Cassazione ha stabilito che il danno da perdita della capacità lavorativa specifica può essere riconosciuto anche al disoccupato involontario.

Ciò significa che non è necessario dover dimostrare l’esistenza di un contratto lavorativo attivo, purché emerga che il soggetto avrebbe potuto lavorare e percepire un reddito in futuro. Per la liquidazione del danno, in mancanza di riferimenti certi, si può ricorrere a criteri equitativi, tra cui quello basato sul triplo della pensione sociale.

banconote
Danno patrimoniale e disoccupazione: cosa cambia – informazioneoggi.it

Nel caso preso in esame dalla Cassazione, il danneggiato aveva subito un grave infortunio che aveva determinato un’invalidità permanente pari al 60%. Pur non essendo formalmente occupato al momento del sinistro, aveva allegato documentazione idonea a dimostrare precedenti rapporti di lavoro e una concreta possibilità di nuova occupazione.

Dunque, la Cassazione ha ritenuto errata la decisione dei giudici di merito, che avevano escluso il risarcimento per l’assenza di un reddito certo, trascurando invece il potenziale occupazionale del soggetto sulla base delle sue attitudini e condizioni socio-economiche.

Il criterio del reddito futuro presumibile ha dunque un ruolo centrale nel calcolo del danno, sopratutto per chi si trova in una fase transitoria della propria vita lavorativa. Anche i percorsi professionali non lineari o soggetti a discontinuità non possono essere esclusi a priori da un giusto ristoro. La pronuncia si inserisce in una linea giurisprudenziale sempre più attenta a valorizzare il nesso tra danno, potenziale produttività e concreta possibilità di reinserimento, anche in assenza di un contratto in essere.

Gestione cookie