Andare i pensione dovrebbe essere un evento piacevole, ma a causa delle normative vigenti può trasformarsi in un incubo.
Chi è vicino alla quiescenza deve affrontare calcoli e strategie che sono spesso complicatissime, inoltre il Governo (almeno quello attuale) non aiuta, perché sta stringendo sempre di più la morsa per limitare le spese, e ciò a discapito ovviamente di chi ha lavorato una vita.
Prima di uscire dal lavoro dunque, è cosa buona e giusta considerare bene tutti gli aspetti, e soprattutto evitare di commettere errori comuni.
Purtroppo non è infrequente incappare in errori di calcolo prima di andare in pensione. A sbagliare può anche essere l’INPS o il patronato a cui ci si rivolge, ma anche il lavoratore stesso che non ha ben chiara la situazione normativa attuale. Anche perché i cambiamenti sono sempre dietro l’angolo ed è facilissimo non capirci più niente.
Un errore comune commesso dai lavoratori è quello, ad esempio, di riscattare i contributi precedenti al 1996. Infatti oggi è possibile andare in pensione anticipata a 64 anni con 20 di contributi puri, se l’importo dell’assegno raggiunge almeno 3 volte quello sociale, e se si hanno figli la soglia da raggiungere è ancora più bassa.
Ma se un lavoratore intende riscattare i contributi antecedenti al 1995 rientra in un altro meccanismo per cui potrà andare in pensione solamente a 67 anni e 20 di contributi pieni. Dunque è sempre bene fare i calcoli in modo corretto prima di apprestarsi a lasciare il lavoro.
Se però non si riesce ad arrivare al numero minimo di anni di contributi, allora riscattare – ad esempio – l’anno trascorso durante la Leva Militare può essere utile. Non dobbiamo dimenticare che chi non riesce a maturare abbastanza contributi dovrà aspettare di avere i requisiti per l’assegno sociale, che ovviamente è un’erogazione di tipo assistenziale e non pensionistico.
Infine ma non da ultimo, ci sono altre considerazioni da tenere bene a mente, come ad esempio le integrazioni al trattamento minimo e ulteriori aumenti previsti dal sistema attuale. In molti casi deve essere il lavoratore che deve farne richiesta all’INPS, perché non si tratta di erogazioni automatiche.
Chi non presenta la domanda, semplicemente perde ciò a cui ha diritto. Pensiamo appunto alla quattordicesima, agli assegni familiari o all’incremento al milione. Sono purtroppo molti che, non conoscendo le normative vigenti, perdono di fatto soldi ad ogni assegno mensile.
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