Opzione Donna consente il pensionamento anticipato a molte lavoratrici. I tempi di erogazione della liquidazione sono gli stessi o variano? Scopriamolo.
La Legge di Bilancio 2024 ha confermato la possibilità di andare in pensione in anticipo grazie a Opzione Donna, pur avendo modificato il requisito anagrafico.
Le lavoratrici che intendono beneficiare di tale strumento di flessibilità in uscita, infatti, dovranno necessariamente maturare un’anzianità anagrafica di 61 anni e una contributiva di 35 anni. È, dunque, prevista un’età superiore rispetto a quella vigente fino al 2023.
Per le contribuenti che hanno figli, invece, è previsto uno sconto di massimo due anni. Nel dettaglio, coloro che hanno un solo figlio possono smettere di lavorare a 60 anni, mentre coloro che hanno due più figli a 59 anni.
È stato, inoltre, confermato il ricalcolo contributivo dell’assegno e la necessità che le beneficiarie appartengano a una delle seguenti categorie di svantaggiate:
Al pari degli altri pensionati, anche chi usufruisce di Opzione Donna ha diritto al TFR o al TFS. Quando viene pagato?
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Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e il TFS (Trattamento di Fine Servizio) spettano alle contribuenti che hanno smesso di lavorare con Opzione Donna senza specifiche deroghe rispetto alla normativa ordinaria.
Le modalità e le tempistiche del pagamento, dunque, dipendono solo dal tipo di contratto da lavoro dipendente (se privato o pubblico), dall’ammontare complessivo della prestazione e dal motivo per il quale è stato interrotta l’attività lavorativa.
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Particolare attenzione deve essere riservata al TFS delle dipendenti pubbliche, perché possono subire degli enormi ritardi.
Innanzitutto, la liquidazione può essere pagata solo dopo il raggiungimento dell’età pensionabile (attualmente a 67 anni); questo vuol dire che chi esce con Opzione Donna dovrà attendere almeno 27 mesi.
A seconda dell’importo del TFS, poi, il pagamento è disposto:
Significativa è la sentenza n. 130/2023 della Corte Costituzionale, che ha sancito l’incostituzionalità del pagamento differito della liquidazione ai dipendenti statali. Di conseguenza, tale problematica dovrebbe essere necessariamente risolta dal legislatore. Al momento, tuttavia, non ci sono novità.
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