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Pensioni

Pensione integrativa: è troppo tardi per pensarci a 50 anni?

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Oggi si entra nel mondo del lavoro sempre più tardi e il rischio di avere pochi contributi è alto. È necessaria una pensione integrativa.

Una volta lasciato il mondo del lavoro ed essere andati in pensione molti si rendono conto che mantenere un livello di vita dignitoso è molto difficile. La causa dipende dagli assegni INPS molto bassi e dal fatto che saranno erogati solo al compimento dei 70 anni.

Quando aderire a un pensione integrativa?

Quindi, la scelta è pensare di aderire a una pensione integrativa, anche se la somma da destinare dipende da alcuni fattori e dalle necessità del lavoratore. Un questione balza in mente: a che età conviene accedere? A 50 anni è troppo tardi? Scopriamo la risposta.

Pensione integrativa a 50 anni: conviene oppure no? La risposta non lascia spazio ai dubbi

La pensione integrativa (detta anche complementare) è uno strumento molto importante e da prendere in grande considerazione se si è verso la conclusione del periodo di lavoro.

In pratica, contemporaneamente ai contributi che si versano per la pensione INPS è possibile anche versare le somme per quella integrativa. Tali somme serviranno a creare un fondo pensione che sarà indispensabile per completare i contributi quando sarà il momento di richiedere la pensione obbligatoria.

In molti si chiedono se conviene versare i contributi per una pensione integrativa a 50 anni o più. La risposta è sicuramente positiva. Infatti, un lavoratore a 50 anni dovrà continuare a lavorare ancora per altri 20 anni e con un fondo integrativo si può accumulare un ottimo risparmio. Anzi, diremo di più: secondo una ricerca COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) la maggior parte dei lavoratori aderisce a una previdenza complementare proprio a partire da quest’età.

Si precisa, però, che i contributi, ovvero i soldi versati nel fondo integrativo non potranno essere utilizzati prima della pensione pubblica: infatti le due tipologie di di pensioni viaggiano di pari passo.

Ci sono però dei benefici fiscali da considerare poiché si può dedurre una somma pari a 5.164,57 euro: un risparmio molto vantaggioso sia per chi guadagna tanto sia a chi restano pochi anni di lavoro. In quest’ultimo caso, ci sono alcune soluzioni che possono garantire un uscita anticipata dal mondo del lavoro, per esempio con la RITA.

Tuttavia, è necessario anche segnalare anche un possibile rischio: il fondo complementare non è garantito; quindi, se il fondo fallisce si perdono i soldi versati. Per evitarlo bisogna scegliere compagnie assicurative soldi e magari farsi aiutare da un consulente che risponderà a qualsiasi informazione.

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