Esiste un metodo per ottenere l’indennità di disoccupazione anche se è stata prestata attività lavorativa per un breve periodo. Scopriamo in che modo.
Oltre alla prestazione di disoccupazione che spetta ai lavoratori in Italia, ce n’è un’altra che coinvolge coloro che hanno lavorato per brevi periodi in un altro Stato.
L’INPS eroga una particolare tipologia di sussidio di disoccupazione, rivolto agli italiani che hanno prestato, per un determinato periodo di tempo, attività lavorativa all’Estero e che, poi, sono rimpatriati, versando in stato di disoccupazione per licenziamento oppure per mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale.
Questa forma di indennità viene determinata in base agli stipendi convenzionali, il cui importo è fissato ogni anno da Decreti Ministeriali.
Per il riconoscimento di tale prestazione, gli interessati devono possedere una serie di requisiti. Nello specifico:
La peculiarità principale dell’indennità di disoccupazione per i rimpatriati è che, a differenza della Naspi, non impone lo svolgimento di un periodo minimo di attività lavorativa estera, specialmente per la prima richiesta.
Questo significa che è anche possibile svolgere mestieri per un arco di tempo molto breve e avere comunque diritto al sussidio di disoccupazione.
La cifra spettante a titolo di indennità di disoccupazione per lavoratori rimpatriati è pari al 30% dello stipendio convenzionale dell’anno di riferimento, sancito dai Decreti Ministeriali.
Il sussidio può essere percepito per massimo 180 giorni, tranne nel caso in cui il lavoratore interessato non abbia comunicato la disponibilità al lavoro entro 7 giorni.
Si tratta di una prestazione versata a domanda e, a tal fine, bisogna inviare una serie di certificazioni. Nel dettaglio:
La domanda deve essere inoltrata all’INPS in modalità telematica, attraverso l’apposito portale disponibile nella sezione MyINPS oppure telefonando al numero verde o rivolgendosi a un CAF o a un patronato.
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