Alcuni studiosi hanno divulgato una recente scoperta: prima di un infarto, le persone avvertono dei segnali precisi.
Uomini e donne, se colpiti da un infarto improvviso, manifestano segni premonitori diversi. È ciò che emerge da una recente scoperta. Lo studio è stato anche pubblicato sulla rivista The Lancet Digital Health.
Un team di ricercatori dello Smidt Heart Institute di Cedars-Sinai ha fatto un grande passo avanti nel comprendere quelli che sono i segnali d’allarme di un imminente infarto. Lo scopo è quello di aiutare le persone a saperli riconoscere, in modo da farsi aiutare tempestivamente dal medico o al Pronto Soccorso.
Lo studio è stato svolto all’estero ma i numeri danno un’idea precisa di quale sia la portata del problema. Secondo il team di esperti, un arresto cardiaco che avviene al di fuori di un contesto ospedaliero miete il 90% delle persone che lo sperimentano. C’è dunque ampia e urgente necessità di fare tutto il possibile affinché le persone possano accedere alle cure in tempo.
Il team di ricercatori prima di arrivare alle conclusioni ha analizzato tantissimi dati, provenienti da realtà certificate.
Come gli stessi ricercatori affermano, “niente di questo lavoro sarebbe stato possibile senza la collaborazione e il supporto dei primi soccorritori, dei medici legali e degli operatori sanitari, sistemi ospedalieri che forniscono assistenza all’interno delle comunità”.
Solamente potendo guardare a 360 gradi ciò che accade alle persone prima, durante e dopo un evento grave come l’infarto gli scienziati hanno potuto confermare le loro teorie.
Lo studio ha dunque evidenziato che il 50% delle persone prese in esame che hanno avuto un arresto cardiaco improvviso ha sperimentato almeno un sintomo premonitore 24 ore prima.
Questo studio è sicuramente un primo passo verso l’approfondimento dei segnali premonitori dell’arresto cardiaco. Gli stessi studiosi hanno affermato che bisognerà approfondire di più per dare alle persone uno strumento efficace di auto tutela e prevenzione.
(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)
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