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Pensioni

Come ottenere i contributi non versati dal datore di lavoro utili per la pensione

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Al momento del calcolo della pensione può accadere che il lavoratore scopre che alcuni contributi non siano versati. Ecco come ottenerli.

La pensione è un trattamento economico che un lavoratore percepisce al raggiungimento dell’età anagrafica e degli anni di contributi maturati.

Pensione: contributi non versati, ecco cosa devi fare (informazioneoggi.it)

I contributi previdenziali sono la somma versata sia dal lavoratore sia dal datore di lavoro come assicurazione per il pagamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali previste dalla legge. L’obbligo di versare i contributi inizia nel momento in cui una persona inizia l’attività lavorativa.

Tuttavia, può capitare che il datore di lavoro non versi in maniera regolare i contributi INPS creando dei problemi al lavoratore: per esempio, rischia di non raggiungere il requisito contributivo per accedere alla pensione. Per fortuna, è possibile ottenere i contributi non versati ma bisogna fare attenzione al limite temporale per evitare di perdere tutto.

Contributi non versati: quali effetti hanno sulla pensione e come ottenerli

Come abbiamo detto, la quota contributiva è obbligatoria per entrambi i soggetti. Però, il datore di lavoro rischia maggiormente perché il mancato versamento si configura come evasione retributiva e rischia di pagare delle sanzioni.

Pensione: procedura per chiedere i contributi non versati (informazioneoggi.it)

Uno dei rischi per il lavoratore è non poter accedere alla pensione. Per questo che è importante verificare che i contributi siano stati correttamente versati dal datore di lavoro. Per farlo può rivolgersi alla sede INPS più vicina oppure accedere al sito INPS tramite SPID, CIE o CNS e poi alla propria area personale.

Qualora mancassero, il lavoratore deve chiedere l’immediato versamento al datore di lavoro per evitare che vadano in prescrizione. Quindi, è necessario attivare alcune procedure come la prestazione automatica prevista dal Codice civile (articolo 2116, comma 1) e inserito anche nell’articolo 38, comma 2 della Costituzione.

Nello specifico, l’articolo 2116, comma 1 del Codice civile spiega che al lavoratore spetta il diritto alla tutela previdenziale e assistenziale. L’importante, però, è che i contributi non siano prescritti (avviene dopo 5 anni) come stabilisce l’articolo 40 della legge numero 165 del 30 aprile 1969.

Invece, l’articolo 40 della legge 335 dell’8 agosto 1995 stabilisce la cosiddetta irricevibilità dei contributi prescritti: ovvero, non è possibile versare i contributi (anche solo volontariamente) al fine della maturazione del diritto alla pensione.

Come ottenerli secondo la sentenza 2164/2021 Corte costituzionale

Anche la sentenza numero 2164/2021 della Corte costituzionale ha ribadito il diritto al versamento obbligatorio dei contributi da parte del datore di lavoro, delineando due diverse situazioni:

  • nel primo caso, ovvero contributi non versati e non prescritti, il lavoratore devo solo comunicare all’INPS la propria situazione. Poi sarà l’Istituto previdenziale ad attivarsi per recuperare i contributi mancanti e procedere in giudizio contro il datore di lavoro;
  • nel secondo caso, ovvero se ormai i contributi non versati sono prescritti, il lavoratore non potrà richiedere all’INPS di regolarizzare la propria posizione assicurativa. però, la legge tutela il lavoratore con la cosiddetta rendita vitalizia. Inoltre, potrà agire contro il datore di lavoro per ottenere un risarcimento dei danni.
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