Riforma pensioni: l’incredibile idea del governo per anticipare il requisito anagrafico

Il Governo avrebbe intenzione di proporre una sorta di riforma pensioni, con lo scopo di anticipare il requisito anagrafico.

Secondo quanto stabilito la legge Fornero, i lavoratori hanno la possibilità di andare in pensione e al raggiungimento del sessantasettesimo anno di età e dopo aver versato 20 anni di contributi.

riforma pensioni: cosa accadrà?
Riforma pensioni – InformazioneOggi.it

Si tratta di una misura piuttosto restrittiva, che prevede anche una versione anticipata. In tal caso, i lavoratori hanno la possibilità di andare in pensione a 63 o 64 anni dopo aver versato oltre 41 anni di contributi.

In base alla normativa attualmente in vigore, il lavoratore che raggiunge il 71esimo anno di età va in pensione a prescindere dall’importo del trattamento. Questa regola vale per i cosiddetti contributi puri. Lo stesso discorso vale anche per i lavoratori che raggiungono il 67° anno di età e hanno iniziato a lavorare in epoca retributiva: possono accedere al pensionamento a prescindere dal trattamento.

Appare evidente che ci sia una disparità di trattamento nei confronti dei lavoratori che hanno versarto contributi puri. Per questo motivo, il governo sta pensando ad una riforma che vada ad uniformare il sistema. In modo tale, da dare la possibilità di uscire a 64 anni di età.

Riforma pensioni: si va verso l’uscita a 64 anni di età

Senza introdurre nuove misure o novità particolari, il governo vorrebbe dare la possibilità di uscire a 64 anni di età. Per realizzare questo progetto basterebbe estendere, anche a coloro che utilizzano sistemi retributivi e misti, la possibilità di uscire a 64 anni di età dopo aver versato 20 anni di contributi.

riforma pensioni: ritirarsi a 64 anni
Pensione a 64 anni -InformazioneOggi.it

In sostanza, bisognerebbe eliminare la disposizione secondo la quale la misura riguarda solo i lavoratori che hanno una carriera successiva al 31 dicembre 1995. Anche se non risolverebbe in maniera definitiva il problema, questa idea rappresenterebbe senz’altro un primo correttivo per evitare discriminazioni tra lavoratori.

Dunque, dare la possibilità ai lavoratori anticipare l’uscita dal lavoro a 64 anni potrebbe essere la strada più semplice da percorrere.

Per renderla più interessante, poi, bisognerebbe pensare ad una soluzione che sia conveniente anche per i lavoratori che non hanno avuto carriere particolarmente lunghe e che non hanno maturato un montante contributivo sostanzioso.

In pratica, bisognerebbe ridurre il vicolo del 2,8 volte l’assegno sociale. Così si darebbe la possibilità, anche a coloro che si avvalgono del sistema misto o contributivo puro, di poter percepire una pensione di oltre 1400 al mese, dopo aver versato 20 anni di contributi obbligatori.

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