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Economia

Legge 104 e cambio dell’orario di lavoro: il datore può modificare la routine?

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Il cambio dell’orario di lavoro è legittimo? I titolari di Legge 104 godono di agevolazioni sul lavoro come i permessi di tre giorni e il congedo straordinario. Sono avvantaggiati anche in altri aspetti?

Il datore di lavoro nel momento in cui decide di cambiare l’orario di lavoro al dipendente deve seguire specifiche direttive normative.

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La routine può essere noiosa ma presuppone punti di riferimento importanti per ogni persona. Avere la giornata scandita in modo preciso permette una migliore organizzazione e la possibilità di ritagliarsi con certezza dei momenti per sé stessi o per la famiglia. L’orario di lavoro assume in questo contesto un ruolo fondamentale. Sapere quando inizia e quando finisce con precisione l’attività lavorativa consente di pianificare la giornata. Questa possibilità diventa molto importante per chi ha un handicap fisico, psichico o mentale e necessita, ad esempio, di terapie o di cadenze puntuali.

Un lettore ci ha chiesto “Assisto mia madre e percepisco i tre giorni di 104 al mese. Il datore di lavoro vuole cambiare i miei orari di lavoro, lo può fare?“.

Quando il datore può cambiare l’orario di lavoro

Cerchiamo di capire in linea generale quando il datore di lavoro può modificare l’orario del turno del dipendente tenendo comunque conto che ci sono limiti normativi da seguire così come le direttive dei contratti collettivi e delle intese sindacali. Inoltre, il cambiamento non dovrà comportare una discriminazione altrimenti sarebbe illecito.

Ogni contratto individuale riporta la durata complessiva dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale. Nessuna modifica unilaterale di questa durata è concessa mentre la distribuzione interna delle prestazioni può subire cambiamenti in base alle esigenze organizzative e produttive dell’azienda. Condizioni necessarie sono che si rispettino sempre

  • i periodi di riposo giornaliero di almeno undici ore consecutive,
  • il riposo settimanale (24 ore ogni sei giorni lavorati).

Nessuna modifica unilaterale

La modifica della durata dell’orario di lavoro può esserci solamente se le parti si accordano. Diverso il caso delle variazioni interne dell’orario lavorativo prestabilito. Possono essere effettuate dal datore di lavoro senza necessità di interpellare il dipendente. Basterà solamente che il datore comunichi il cambiamento al lavoratore.

I contratti possono – a favore del dipendente – pretendere che ci sia un congruo periodo di preavviso prima di mettere in atto la variazione. In questo modo si concede al personale di riorganizzare la propria vita in relazione ai nuovi turni.

Limiti generali da considerare nel cambio dell’orario di lavoro

Il datore di lavoro può cambiare l’orario di lavoro del dipendente ma tenendo conto di alcuni paletti. Le necessità dei lavoratori, infatti, non devono passare in secondo piano. Le modifiche, dunque, sono legittime se rispondono a precise esigenze di organizzazione dell’attività lavorativa.

Il potere decisionale del datore sui subordinati deve agire entro i criteri di correttezza e buona fede (articolo 1375 del Codice Civile). Il dipendente può non accettare un cambiamento dell’orario di lavoro accertando che la variazione non è connessa a reali esigenze produttive ma legata a motivi pretestuosi, “vendette”, atti ritorsivi e discriminatori.

L’importanza delle esigenze private del dipendente

Il rilievo delle esigenze private del dipendente è piuttosto limitato. La Corte di Cassazione in una sentenza ha ribadito come “il potere auto-organizzativo del datore di lavoro non è sindacabile in mancanza di specifici elementi che evidenzino una discriminazione o una mera vessazione del dipendente“. Ha respinto, così, il ricorso di una dipendente con problemi di salute che aveva contestato un cambio turno e di reparto.

Conclusioni

La Legge 104 non prevede particolari agevolazioni in termini di cambiamento dell’orario di lavoro. La prestazione garantisce i permessi di tre giorni e il congedo straordinario fino a due anni ma non obbliga il datore di lavoro a tener necessariamente conto delle esigenze del dipendente con riferimento, ad esempio, ad un eventuale trasferimento di sede oppure alle modifiche dell’orario interno lavorativo.

Il dipendente potrà far presente le proprie necessità legate alla cura del familiare con disabilità e siamo certi che il datore di lavoro andrà incontro al lavoratore per quanto possibile. Secondo la normativa, però, vengono prima le esigenze produttive e organizzative dell’azienda.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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