Pensione e buchi assicurativi: con il riscatto dei contributi si risolve ma bisogna stare attenti

I contributi da riscatto possono essere una scelta molto utile per il lavoratore alle prese con ‘buchi assicurativi’, ma come funzionano e cosa è importante ricordare a riguardo? Scopriamolo insieme.

I contributi da riscatto comportano il riconoscimento, a favore del lavoratore, di periodi assicurativi altrimenti scoperti dal lato pensionistico-previdenziale.

contributi da riscatto
Informazione Oggi

Ma che cosa c’è da considerare a riguardo? Perché possono essere molto importanti per il lavoratore? E quali aspetti vanno considerati prima di fare una scelta che sia bilanciata e davvero corrispondente alle proprie effettive esigenze in campo previdenziale? Di seguito cercheremo in sintesi di spiegare cosa sono i contributi da riscatto, facendo una panoramica su un meccanismo che vuole contribuire a dare un futuro più solido a livello previdenziale. I dettagli.

Cosa sono i contributi da riscatto?

Sul piano pensionistico, il riscatto consiste in un’operazione che permette al lavoratore di conseguire, a sue spese, il riconoscimento contributivo dei periodi nell’ambito di cui sarebbe altrimenti previdenzialmente “scoperto”.

Attenzione a quanto segue: a differenza della copertura figurativa (ad es. assenza per maternità) che è a costo zero, il riscatto non è gratuito ed anzi è sempre a titolo oneroso, pur agevolato sul piano fiscale.

Inoltre, i contributi da riscatto non debbono essere confusi con i versamenti volontari, perché nei loro confronti sono piuttosto da intendersi come complementari. A differenza della continuazione volontaria dell’assicurazione, la facoltà di riscatto può essere sfruttata in ogni momento e, in particolare, può considerare periodi “previdenzialmente scoperti” anche molto lontani nel tempo.

Circa la spesa relativa ai contributi da riscatto, indichiamo subito che tutto il costo per il riscatto cambia tendenzialmente a seconda del regime previdenziale nel quale si è inquadrati, ma anche in base alla modalità di riscatto esercitate e al periodo interessato. Perciò è impossibile rispondere in modo univoco e su questo punto l’assistenza di un consulente previdenziale, che si occupi da vicino della propria situazione, è la scelta più azzeccata.

Quando scegliere la via dei contributi da riscatto?

Abbiamo sopra visto che i contributi da riscatto corrispondono a periodi altrimenti senza contribuzione, mentre consistono in tre le situazioni in cui la disciplina attuale permette di intervenire:

  • periodi nell’ambito di cui vi sia stata omissione contributiva ma sia al contempo già intervenuta la prescrizione di legge. Non dimentichiamo che la contribuzione obbligatoria si prescrive infatti nell’arco di dieci anni e dopo questo periodo, per colmare un eventuale “buco” assicurativo non resta che il riscatto;
  • lassi di tempo in cui non era previsto l’obbligo di versamento contributivo (ad es. percorso universitario per la laurea);
  • periodi nell’ambito dei quali siano state previste disposizioni legislative ad hoc.

Sempre comunque quella del riscatto contributi è una possibilità a mera discrezione del lavoratore / pensionato (o dei superstiti in caso di morte), il quale deve fare richiesta ad hoc all’Inps. Da rimarcare che possono domandare (ed ottenere) il riscatto, nel rispetto delle regole che disciplinano le specifiche casistiche, tutti i lavoratori iscritti all’A.G.O., così come gli iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, i parasubordinati iscritti alla Gestione Separata o, ancora, i lavoratori iscritti ai fondi speciali gestiti dall’istituto di previdenza.

Inoltre, dal punto di vista temporale, i contributi riscattati si collocheranno logicamente nell’identico periodo in cui avrebbero dovuto essere versati.

E’ possibile la rateizzazione?

L’ammontare da pagare per i contributi è di solito notificato dall’istituto di previdenza insieme alla notifica dell’accoglimento della domanda di riscatto. Con la notifica sono poi dettagliate anche le modalità di pagamento, come pure i termini per compiere il versamento. Ma attenzione: nel caso in cui la contribuzione riscattata non debba essere subito usata per la liquidazione della pensione può aversi il pagamento rateale.

Il pagamento di ogni rata è da intendersi con valore irrevocabile. Il mancato pagamento dell’ammontare in soluzione unica o della prima rata è così interpretato come una sorta di rinuncia tacita al riscatto in oggetto. Analogamente, l’interruzione del versamento rateale comporta la conclusione anticipata della pratica ma, comunque, sarà versato un periodo contributivo di ammontare proporzionale alle somme pagate fino a quel momento.

Davvero conviene la strada dei contributi da riscatto?

Veniamo ad una questione chiave. Realmente conviene optare per i contributi da riscatto? Ebbene, dobbiamo rispondere che purtroppo una risposta univoca e valevole per tutti non c’è, ma è pur vero che essendo un’operazione onerosa, per la quale occorre spendere non poche risorse economiche, le valutazioni da fare sono comunque più d’una.

Anzitutto il singolo lavoratore si deve chiedere se l’obiettivo che intende raggiungere, vale a dire il recupero degli anni di contributi mancati, sia mirato ad accrescere l’ammontare dell’assegno mensile che l’Inps corrisponderà in futuro o a velocizzare un poco i tempi del pensionamento.

In ogni caso vale la pena ricordare che, in linea generale, i contributi da riscatto sono utili per il diritto a tutte le prestazioni previdenziali, ma anche per l’accertamento del diritto alla prosecuzione volontaria, come anche per il diritto e la misura di tutte le prestazioni pensionistiche, inclusa la pensione di anzianità.

Ricapitolando, i contributi da riscatto hanno di fatto lo stesso valore della contribuzione obbligatoria e quindi questa tipologia di versamenti è valida ed utile tanto per il perfezionamento dei requisiti contributivi collegati all’ottenimento della pensione anticipata quanto per quello dei 20 anni di contributi – previsto in ipotesi di pensione di vecchiaia (oltre ai 67 anni di età anagrafica).

Conclusioni

Insomma, se è vero che la valutazione deve essere lasciata al singolo, è altrettanto vero che vi sono alcuni dati oggettivi che aiutano a ponderare bene la scelta. D’altronde, in tutti i casi, è opportuno anche considerare se andare in pensione in anticipo, o con una rendita maggiore, è davvero di compensazione rispetto al mancato maggior profitto che scaturisce da un differente impiego della somma da versare per il riscatto. Il caso tipico è quello dell’adesione ad un fondo pensione complementare.

Concludendo, vista la complessità della materia e di una valutazione che ha autonome caratteristiche di dettaglio e variabili da persona a persona, è preferibile certamente rivolgersi ad un consulente previdenziale, il quale con competenza e preparazione saprà consigliare al meglio anche in materia di contributi da riscatto.

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