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Economia

Pensione di reversibilità, quanto spetta a chi non ha alcun reddito? Due esempi pratici che spiegano tutto

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Gli assegni di reversibilità possono essere molto esigui in determinati casi, non proteggendo peraltro tutti i familiari, ma soltanto coloro che rispettano alcune condizioni giuridiche e anagrafiche. Il caso dell’assenza di reddito del coniuge superstite.

La pensione di reversibilità, nel nostro paese, rappresenta la quota parte della pensione che viene assegnata ad uno dei due coniugi al sopraggiungere del decesso dell’altro o dell’altra. Ma non soltanto il coniuge può esserne il beneficiario.

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Una questione interessante proprio in tema di pensione di reversibilità attiene alle modalità di calcolo dell’importo. C’è infatti chi sa che l’ammontare della pensione di reversibilità corrisponde ad una percentuale della pensione della persona che scompare, ma non sa come viene determinato. In particolare, ci si potrebbe chiedere a quanto ammonterà una pensione di reversibilità in favore del coniuge superstite beneficiario che non abbia alcun reddito personale. I casi di questo tipo non sono affatto infrequenti.

Pertanto, cosa ricordare a riguardo? Qual è la percentuale nel caso concreto e a che cosa ha diritto il familiare superstite? Scopriamolo insieme nel corso di questo articolo, in cui chiariremo in sintesi i tratti chiave della pensione di reversibilità.

Pensione di reversibilità: che cos’è in breve

Ebbene, la cd. pensione di reversibilità pubblica altro non è che una forma di sostegno pensionistico rivolta ai familiari superstiti di un pensionato o di una pensionata (o di un lavoratore o lavoratrice) deceduto.

In verità bisogna distinguere la pensione ai superstiti in due distinti trattamenti previdenziali, che in comune hanno di essere un assegno pensionistico appunto riconosciuto dall’Inps ai familiari di un soggetto scomparso:

  • si parla propriamente di pensione di reversibilità se il soggetto deceduto è un pensionato che percepiva regolare trattamento previdenziale;
  • si parla invece di pensione indiretta, se il soggetto deceduto era un assicurato che non aveva dunque ancora raggiunto lo status di pensionato e il relativo diritto al trattamento.

La pensione indiretta vale dunque a favore dei superstiti di persone defunte quando ancora erano in età da lavoro, e proprio per questo sarebbe inopportuno parlare in detti casi di pensione di reversibilità. Vero è però che, di solito, si usa comunemente questa definizione sia che il deceduto sia pensionato sia che si tratti di un soggetto assicurato.

Pensione di reversibilità: la percentuale ai superstiti e i fattori chiave

Al fine di rispondere al quesito posto in apertura, dobbiamo ricordare quanto segue. La legge non prevede lo stesso ammontare di pensione per il superstite, ma piuttosto una percentuale e, in concreto, l’ammontare del trattamento dipende da alcuni fattori chiave:

  • l’effettivo grado di parentela del superstite beneficiario;
  • il numero delle persone che formano il nucleo familiare;
  • il reddito del beneficiario.

Veniamo alla situazione nella quale il beneficiario superstite non abbia alcun reddito proprio (perché non lavora o comunque non ha un differente reddito, ad es. da affitto). Ebbene, in dette circostanze, valgono le seguenti percentuali:

  • in caso di coniuge superstite, questi ha diritto ad una pensione di reversibilità pari al 60% rispetto alla pensione originaria. Tuttavia detta percentuale aumenta all’80% se c’è un figlio a carico e al 100% in caso di due o più figli a carico;
  • nel caso in cui sia superstite il figlio, la quota di reversibilità corrisponde al 70%, la quale aumenta all’80% se i figli sono due o al 100% in caso di almeno tre figli.
  • anche i genitori, i fratelli e le sorelle possono essere superstiti, ma spetta loro una percentuale inferiore. Infatti un genitore, o un fratello o sorella, incasserà il 15% della pensione del soggetto deceduto, ma se ci sono ambo i genitori, o almeno due fratelli o sorelle, la quota aumenta al 30%.

Il caso dell’assenza di reddito del coniuge superstite

In linea generale, non dimentichiamo anche che la pensione di reversibilità è da ritenersi compatibile con il reddito del superstite, tuttavia in dette circostanze scattano decurtazioni in base all’ammontare del reddito in questione.

Per quanto riguarda il caso del superstite senza reddito, soltanto due dei tre fattori chiave di cui sopra saranno in gioco, e ci riferiamo alla presenza di possibili altri beneficiari e al grado di parentela rispetto alla persona scomparsa.

Per fare un esempio pratico, che aiuta a capire a quanto ammonta la reversibilità, se si tratta di un solo coniuge superstite senza reddito e senza figli a carico o altri beneficiari, per una pensione originaria di 2mila euro incassata a suo tempo dal soggetto defunto, incasserà un trattamento di reversibilità di 1.200 euro al mese (il 60% sopra citato). Nel caso, altrettanto frequente, di una pensione di 1.500 euro, la reversibilità per il vedovo o vedova sarà invece pari a 900 euro mensili. Attenzione però, perché nel caso di un nuovo reddito (ad es. nuova occupazione), l’importo della reversibilità sarà destinato a scendere, mentre potrà invece aversi nel tempo una rivalutazione causa inflazione.

Ricordiamo infine che, al fine di conseguire la reversibilità, serve farne domanda all’istituto di previdenza attraverso uno dei seguenti canali:

  • sito Inps, accedendo con le proprie credenziali SPID;
  • contact center, telefonando al numero 803.164 (gratuito da rete fissa) oppure 06.164.164 da rete mobile;
  • enti di patronato e intermediari dell’istituto, utilizzando i servizi web previsti dagli stessi.
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