Inflazione e 3 buone notizie: la minaccia della povertà progressiva perde la sua forza

Il costo della vita è secondo l’ultimo Eurobarometro del Parlamento europeo la prima preoccupazione in Ue. La minaccia di povertà progressiva sta però venendo sconfitta.

L’amara realtà è l’effetto dell’inflazione sui cittadini europei che intervistati mettono dal 93% fino al 98% dell’Italia, questa preoccupazione al primo posto.

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Considerato lo scenario internazionale a soffrirne maggiormente sono Grecia, Cipro, Italia e Portogallo dove la statistica sfiora la soglia del 100%. L’aumento dei prezzi di energia e generi alimentari si avvicina in modo sempre più pervasivo alla quotidianità; nonostante questo un cambiamento sembra affacciarsi all’orizzonte.

Le misure anti crisi utili a mitigare in modo temporaneo gli effetti della guerra in Ucraina e dell’inflazione stanno venendo superate in modo graduale dagli effetti delle politiche monetarie. A testimoniarlo per prima è l’economia USA dove la banca centrale ha potuto agire con maggiore decisione e tempismo.

Mentre in Ue al momento i cittadini non possono essere soddisfatti delle misure intraprese, a livello internazionale la Federal Reserve sembra la prima a riuscire nella propria area di intervento a far fronte al crescente costo della vita.

I prezzi al consumo sono calati a dicembre

La prima buona notizia in questo senso è che per il secondo mese consecutivo l’inflazione negli Stati Uniti ha registrato un rallentamento. Secondo gli ultimi dati i prezzi al consumo sono diminuiti in linea con le attese al 6,5% nel mese di dicembre. Un calo importante rispetto al 7,1% di novembre e ormai lontano dal picco del 9,1% di giugno.

L’orientamento della Federal Reserve terrà conto anche del mercato del lavoro, che per il momento rimane piuttosto robusto; saranno i cali nelle nuove assunzioni a sancire la diminuzione definitiva degli aumenti di inflazione e tassi di interesse.

Per questi motivi è possibile che la Fed e gli Stati Uniti possano avere, data la moderazione del dato sul carovita, un effetto benefico sulle tasche di tutti i cittadini a partire dalla ripresa dei mercati finanziari.

Per quanto riguarda questo aspetto, l’indagine ha rivelato che sulla situazione finanziaria dei cittadini, le ricadute delle crisi si fanno sempre più sentire. L’aspettativa dell’86% è una diminuzione entro l’anno del proprio tenore di vita; il 46% degli intervistati ha già riscontrato un calo oggettivo sia a causa delle conseguenze della pandemia che degli effetti sull’economia della guerra in Ucraina.

Beni energetici: la seconda delle buone notizie è sul costo delle bollette

In Italia le maggiori difficoltà si sentono sul fronte del pagamento delle bollette, un problema per il 64% degli intervistati.

Tra gli altri temi rilevanti la salute pubblica e l’azione continua contro il cambiamento climatico rimangono al centro degli interessi di un terzo dei cittadini e costituisce per questo la seconda buona notizia.

Mentre il calo del carburante è di gran lunga il più grande contributore al calo dell’inflazione dell’ultimo mese, con un crollo dei prezzi alla pompa del 9,4% rispetto al mese precedente la tendenza può proseguire grazie alle scelte del Governo cinese. Pechino può contribuire indirettamente a una più rapida soluzione all’aumento del caro vita, a cominciare dal prezzo dei beni energetici a causa della più lenta riapertura della sua economia.

Per l’economia globale, la Cina rappresenta la variabile di crescita maggiore e il sostegno maggiore all’aumento dei consumi. Su questo fronte qualcosa sta cambiando;

Cambia qualcosa di importante in Cina: influirà in modo minore sull’attuale inflazione

Secondo i dati ufficiali le esportazioni cinesi a dicembre sono scese al ritmo più veloce dal 2020.

Gli ultimi anni di politica zero-Covid, ha colpito, imprese e catene di approvvigionamento rallentando i consumi. Mentre la Cina revoca lentamente le misure sanitarie contro il Covid le esportazioni sono diminuite del 9,9% rispetto all’anno precedente. Qualcosa di simile è avvenuto a novembre quando il calo era stato dell’8,7%.

Per tutto il 2022, le esportazioni cinesi sono aumentate del 7,0%, in netto rallentamento rispetto al balzo del 29,9% registrato nel 2021. Allo stesso modo le importazioni sono passate dal 30,1% del 2021 all’1,1% dello scorso anno.

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