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Economia

Poste Italiane dice “Stop alla Cessione del Credito”: chi paga adesso? Siamo in un loop infinito

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La cessione del credito si ferma nuovamente. Poste Italiane ha comunicato la sospensione ieri, 7 novembre. Cosa accadrà ora?

Sembra di vivere in un loop. Parte la cessione del credito, poi, arriva uno stop, la ripartenza e un nuovo blocco. Se ne uscirà mai?

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I Bonus edilizi hanno qualcosa che non va. I cittadini lo hanno compreso da tempo e i fortunati che sono riusciti a terminare con successo la procedura devono considerarsi privilegiati. Solo a settembre era ripresa la cessione del credito di Poste Italiane con i dovuti aggiustamenti del caso. Siamo ad inizio novembre è già assistiamo ad un nuovo stop che profuma di addio. Ieri, 7 novembre, l’azienda ha pubblicato sul sito un avviso per informare i contribuenti della sospensione del servizio di acquisizione delle nuove pratiche di cessione. Una pausa temporanea o il preludio di un saluto definitivo? A monte della decisione di Poste Italiane sembrerebbero esserci delle recenti sentenze della Corte di Cassazione.

Cessione del credito, la causa del nuovo stop

Recenti sentenze della Cassazione hanno determinato come i crediti d’imposta provenienti da truffe possano essere sequestrati anche con riferimento a chi li ha acquistati in buona fede, non riconoscendo un’azione illecita nell’accordo. Essere ignari, dunque, non salverà dal sequestro preventivo del credito.

Poste Italiane, di conseguenza, ha deciso di dire stop alla cessione in attesa di maggiori delucidazioni che, se non dovessero avere esito positivo, potrebbero portare al definitivo addio dell’azienda alla cessione dei crediti. L’avviso, nello specifico, riporta questo testo “Gentili clienti, il servizio di acquisto di crediti d’imposta (…) è sospeso per l’apertura di nuove pratiche. È possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare“.

E i contribuenti cosa possono fare in attesa di una decisione?

Le alternative per i contribuenti

La Corte di Cassazione ha confuso una tematica di per sé già molto complicata. Le sentenze hanno reso praticamente inutili le modifiche normative per alleggerire la responsabilità dei cessionari. Quest’ultimi pur non essendo a conoscenza della truffa a monte della cessione subiranno il sequestro dei crediti. Da qui il ritiro di Poste Italiane.

I contribuenti, dunque, dovranno spuntare il nome di Poste Italiane dalla lista dei possibili enti a cui cedere i crediti e vagliare altre possibilità. Una banca, ad esempio. Tutte le spese sostenute nel 2022 potranno essere cedute e la cessione comunicata al Fisco entro il 16 marzo 2023. Vale anche la remissione in bonis, con il contribuente che può decidere di fruire della prima rata di detrazione del 2022 portandola nel modello 730 del 2023 e cedere il credito alle rate restanti della detrazione.

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