Nel caso in cui si sono versate più imposte del dovuto si può chiedere il rimborso anche per le imposte indirette e l’IVA.
L’erogazione del rimborso avviene di solito tramite versamento di un bonifico su un conto corrente postale o bancario.
Nel caso in cui il rimborso non andasse a buon fine il contribuente potrà presentare una domanda per ottenere le somme che gli spettano.
La domanda di rimborso per le imposte indirette (quindi per quella di registro, bollo, successioni e donazioni) si deve presentare entro 36 mesi dalla data del versamento eccedente. Le modalità sono simili a quelle per le imposte dirette descritte nell’articolo “Tasse pagate in più per errore? Ecco come chiedere il rimborso”.
Invece, l’iter per chiedere il rimborso dell’IVA è un po’ più complesso. Infatti, in questo caso, deve essere richiesto nella dichiarazione IVA annuale (compilando i quadri VX e VR) oppure in quella trimestrale compilando il modello IVA TR.
La richiesta sarà eseguita in modalità telematica inserendo nella apposita sezione le informazioni relative all’importo del credito. Invece, il versamento sarà versato sul conto fiscale intestato al titolare della partita IVA. Però, qualora avesse cessato la sua attività l’accredito sarà sul conto corrente.
Nello specifico, fino a 2.582,28 euro non è ammesso nessun rimborso, infatti la domanda è ammessa a partire da questo importo entro i 30mila euro. Attenzione però ai rimborsi superiori ai 30mila euro perché possono essere condizionati dalla presenza di una garanzia, come la fideiussione bancaria o assicurativa.
Inoltre, è possibile ottenere l’anticipo del rimborso tramite banche convenzionate e con una agevolazione dei tassi di interesse. In questo caso, però, il credito IVA deve presentare una attestazione di certezza e liquidità rilasciata dall’Agenzia delle Entrate, Direzione centrale servizi fiscali.
Riguardo alla prescrizione essa avviene sia dopo due anni sia dopo dieci anni.
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