Prestito sull’accompagnamento per legge 104: è davvero consentito? La risposta non lascia dubbi

I percettori dell’indennità di accompagnamento possono chiedere un prestito su tale prestazione, se si necessità di liquidità?

L’indennità di accompagnamento è sufficiente, da sola, per ottenere un prestito, oppure c’è bisogno di ulteriori garanzie? Quali tipi di finanziamento si possono ricevere?

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In realtà, è quasi impossibile avere un prestito sull’accompagnamento, da parte di banche o finanziarie. Solo se ci sono altre garanzie, potrebbe esserci qualche possibilità; nello specifico, si potrebbe avere accesso alla cessione del quinto.

Vediamo, dunque, quali sono le possibilità consentite dalla normativa.

Per ulteriori informazioni, consulta il seguente articolo: “Cessione del quinto per pensioni e stipendi: cambia tutto, è ufficiale lo comunica l’INPS“.

Prestito sull’accompagnamento: perché è difficile ottenerlo?

È bene chiarire subito che i percettori della sola indennità di accompagnamento hanno pochissime possibilità di accedere ad un prestito.

L’indennità di accompagnamento è una misura assistenziale, pensata per soccorrere i soggetti disabili. Non è legata al possesso di alcun requisito contributivo o reddituale.

L’importo della prestazione, attualmente, è di 528,94 euro al mese. Se, però, costituisce l’unica fonte di reddito, è praticamente impossibile che una banca o una finanziaria conceda un prestito sull’indennità di accompagnamento. Il rischio di insolvenza, infatti, sarebbe abbastanza elevato.

Bisogna, tuttavia, considerare un dato molto rivelante, ossia che i beneficiari della misura possono continuare a svolgere un’attività lavorativa o percepire ulteriori prestazioni previdenziali. In questo caso, si potrebbe ricevere un prestito e, nello specifico, alla cessione del quinto, una specifica tipologia di finanziamento.

Cessione del quinto: in cosa consiste?

Coloro che, oltre all’indennità di accompagnamento, beneficiano di un reddito da lavoro dipendente o di una pensione di natura contributiva, possono chiedere la cessione del quinto dello stipendio o della pensione.

Di cosa si tratta? Il datore di lavoro o l’Ente di previdenza operano una trattenuta dalla mensilità dello stipendio o della pensione e la versano al finanziatore. La cifra massima del prestito deve essere decisa in base all’ammontare della pensione o dello stipendio. La durata del finanziamento, invece, può andare da 2 a 10 anni.

Può, inoltre, essere rinnovato in tali casi:

  • se è trascorso un tempo pari ai 2/5 della durata totale del prestito iniziale, oppure se l’interessato ha rimborsato almeno il 40% delle rate;
  • se si vuole sostituire una cessione di durata uguale o inferiore a 5 anni con una di 10 anni.

I pensionati, invece, possono chiedere la cessione di un solo quinto, perché sulla pensione la trattenuta non è ripetibile.

I dipendenti, al contrario, hanno la facoltà di richiedere un prestito di importo maggiore, con più di una cessione del quinto o più trattenute sullo stipendio.

Quali soggetti non possono chiedere la cessione del quinto?

Potrebbero, dunque, ottenere un prestito sull’indennità di accompagnamento solo coloro che siano in grado di fornire garanzie reddituali aggiuntive (come uno stipendio o la pensione). Anche in tal caso, tuttavia, la cessione del quinto non può essere concessa a tutti.

L’INPS, infatti, specifica quali sono le categorie di soggetti a cui tale facoltà è preclusa. In particolare, si tratta di:

  • beneficiari di pensioni e assegni sociali;
  • invalidi civili con assegno mensile di sostegno al reddito;
  • percettori di assegni mensili per l’assistenza ai pensionati con inabilità;
  • coloro che possiedono sussidi di sostegno al reddito come VOCRED, VOCOOP, VOESO;
  • beneficiari di Assegni al Nucleo Familiare;
  • titolari di pensioni con contitolarità di una quota parte non di pertinenza del soggetto che richiede la cessione;
  • destinatari di prestazioni di esodo, ai sensi dell’art. 4, commi da 1 a 7 – ter, della Legge n. 92/2012.

Come si può notare dall’elenco, la maggior parte delle prestazioni di accompagnamento sono escluse. Esistono, però, delle eccezioni.

Non perdere il seguente approfondimento: “Indennità di accompagnamento: l’importo reale dell’assegno e come fare per riceverlo“.

Prestito su accompagnamento: quali invalidi possono ottenere la cessione del quinto?

Non a tutte le categorie di invalidi è preclusa la possibilità di richiedere la cessione del quinto sull’accompagnamento. Possono, ad esempio, farlo i beneficiari dell’Assegno Ordinario di Invalidità.

La regola, infatti, è che se i lavoratori o i pensionati che percepiscono le pensioni di invalidità hanno anche lavorato (e, dunque, accumulato contributi da lavoro dipendente) nella loro vita, possono accedere ai prestiti. In tale ipotesi, le indennità contribuiscono all’incremento del reddito e rappresentano una garanzia per l’istituto di credito o la finanziaria.

Il finanziamento sull’indennità di accompagnamento, inoltre, si può chiedere anche se la gravità della malattia da cui deriva l’invalidità non è tale da mettere a rischio la vita dell’interessato. Se, invece, la patologia può facilmente aggravarsi (questo dato è accertato dal verbale di invalidità), la banca o la finanziaria difficilmente acconsentiranno al prestito. In tal caso, infatti, il pericolo di insolvenza è molto elevato.

In molte ipotesi, poi, anche se i medici definiscono l’invalidità come “stabilizzata”, l’istituto di credito può pretendere alcuni accertamenti medici preventivi, per verificare le reali condizioni di salute del richiedente. La visita e la compilazione degli specifici documenti richiesti spetta al medico di base dell’invalido.

Qualora l’esito della visita sia positivo, il richiedente potrà avviare tutte le pratiche per la concessione del prestito sull’indennità di accompagnamento.

Prestito su accompagnamento: come richiederlo

Gli invalidi che, oltre all’indennità di accompagnamento, possiedono redditi da lavoro o una pensione contributiva possono richiedere la cessione del quinto. Ma in che modo si presenta la richiesta?

Il procedimento è differente, a seconda che il richiedente sia pensionato o lavoratore dipendente disabile.

  • I pensionati, dopo aver ricevuto il parere positivo dal medico, devono richiedere all’INPS la cd. “Comunicazione di cedibilità della pensione”. Si tratta di un certificato che indica lo specifico importo massimo che può essere trattenuto ogni mese dalla rata della pensione. L’interessato, poi, deve consegnare questa modulistica alla banca o alla finanziaria, se esse non hanno stipulato delle convenzioni con l’INPS. In quest’ultimo caso, infatti, la comunicazione di cedibilità della pensione è elaborata dallo stesso istituto di credito;
  • per i lavoratori dipendenti intenzionati a richiedere il prestito, invece, è la banca che deve inviare la documentazione al datore di lavoro. Quest’ultimo deve accogliere la domanda e pagare mensilmente la rata del prestito alla banca, trattenendola dalla busta paga del dipendente.

La decisione finale per l’accettazione di ogni tipo di prestito, dunque, spetta sempre alla banca o alla finanziaria. Avere delle garanzie aiuta senza dubbio, ma, in ogni caso, non assicura del tutto l’ottenimento del prestito.

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