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Influenza aviaria, l’epidemia dilaga: l’Italia tra le nazioni più colpite: ecco a cosa fare attenzione

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Due anni di influenza aviaria sottovalutati a causa del Covid con numerosi focolai nella nostra nazione. Facciamo il punto della situazione.

Nel biennio 2021/2022 un’epidemia di influenza aviaria si è registrata in tutta Europa colpendo particolarmente l’Italia.

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C’era il Covid e tutto il resto è passato in secondo piano. Per circa due anni sono “sparite” numerose malattie ed emergenze sanitarie differenti dalla grande pandemia che ha colpito tutto il mondo. Ma ora che il nemico è stato domato si torna a scoprire che la vita è continuata come al solito durante la diffusione del Coronavirus. Le persone sono morte anche per altre patologie e tutti noi abbiano sfiorato pericoli ignoti perché tutta l’attenzione si concentrava su altro. Nel 2021 e nel 2022, afferma l’Autorità europea per la sicurezza alimentare in collaborazione con il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie si è registrata l’epidemia di influenza aviaria peggiore di sempre. Non solo, l’Italia è al secondo posto per numero di focolai. Abbiamo rischiato grosso pur non essendone al corrente. In Europa si è assistito a 47,5 milioni di uccelli abbattuti negli allevamenti e 3.500 casi circa tra i volatili selvatici. I focolai totali sono stati quasi 2.500 mentre i Paesi europei colpiti sono 37.

Influenza aviaria, cosa è successo

L’influenza aviaria più grande mai vista in Europa, questa la conclusione dell’Efsa e dell’Ecdc con l’Italia secondo Paese più colpito. I focolai sono stati 317, numero inferiore solamente alla Francia in cui si sono registrati 1.383 focolai. I virus si diffondono facilmente tra uccelli e maiali. Sporadicamente possono infettare persone provocando malattie lievi o gravi. Fortunatamente, nonostante la pericolosità e l’elevata diffusione dell’ultima epidemia nessun caso di essere umano infettato è stato segnalato in Europa. Questo il report dell’Efsa e dell’Ecdc.

A livello mondiale, invece, ci sono state segnalazioni di malattie asintomatiche oppure lievi che hanno permesso, dunque, di registrare un rischio di livello basso.

Chi deve prestare maggiore attenzione

Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc, conferma l’assenza di infezioni gravi per gli uomini nell’ultimo biennio ma ricorda che questo dato non deve far abbassare la guardia. Specialmente per chi lavora con gli animali. Maiali e uccelli potrebbero essere infetti; per questo è fondamentale una collaborazione costante tra esperti di laboratorio, esperti di salute e medici. La segnalazione immediata di casi di infezioni, infine, è fondamentale per non mettere a rischio la popolazione.

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