Il Trattamento di Fine Servizio potrebbe nascondere delle delusioni per il lavoratore. L’importo erogato potrebbe essere più basso del previsto.
Non è raro che il TfS erogato sia inferiore rispetto alle attese. Scopriamo il motivo di questa disparità tra aspettativa e realtà.
Il Tfs viene erogato al dipendente pubblico in seguito all’interruzione del rapporto di lavoro per pensionamento, licenziamento o dimissioni. Il Trattamento di Fine Servizio si diversifica dal Trattamento di Fine Rapporto dei dipendenti privati per la tempistica di versamento e per la scissione dei contributi tra datore di lavoro e dipendente. Per quanto riguarda i tempi di erogazione, il Tfs non viene liquidato prima dei cinque anni. Parliamo di un periodo molto lungo che più volte si è tentato di ridurre tramite provvedimenti. Un accordo è stato anche raggiunto optando per un tasso agevolato da versare alle banche. Tasso che, però, raggiunge percentuali molto alte se si sceglie un istituto di credito non in convenzione (4% contro lo 0,4%). In ogni caso l’importo del Tfs subirebbe dei tagli ma questa non è la notizia peggiore. Una tassa diversa, poco nota, incide gravemente sull’indennità.
La tassazione agevolata è prevista per la richiesta di Tfs anticipato fino a 45 mila euro. Sempre più lavoratori ricorrono a questa soluzione data la lunga attesa dell’erogazione dell’indennità. Accedere al Trattamento anticipato, però, significa richiedere un prestito ad un banca. Come per ogni finanziamento, dunque, saranno applicati i tassi di interesse.
La percentuale è dello 0,4% ma solo a condizione che la richiesta avvenga tramite istituti di credito convenzionati altrimenti si dovrà accettare il 4%. Ricapitolando, il neo pensionato deve chiedere un prestito per avere un anticipo dei soldi che gli spettano di diritto. Siamo in Italia, cos’altro avremmo dovuto aspettarci? Eppure una notizia ancora peggiore c’è e riguarda il rapporto tra Trattamento di Fine Servizio e inflazione dilagante.
I lavoratori devono aspettarsi di dover pagare una tassa nascosta legata all’inflazione. La situazione attuale non rende più possibile per la Banca Centrale Europea riuscire a mantenere a zero i tassi e a non tagliare l’importo del Tfs spettante ai dipendenti pubblici. Il tasso di inflazione dell’8% rende necessario tassare l’indennità e non si tratta di cifre esigue.
Poniamo il caso di un lavoratore che ha accumulato 100 mila euro di Trattamento di Fine Servizio. Tra qualche anno – le tempistiche come detto sono lunghe – riceverà 86 mila euro di buonuscita. Un taglio rilevante, dunque, coinvolgerà sia i neo pensionati (o disoccupati o lavoratori licenziati) che optano per l’attesa infinita della burocrazia italiana sia i neo pensionati che richiedono l’anticipo del Trattamento.
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