Nitriti e Nitrati fanno male, e non sono solo sui salumi: la lista aggiornata di tutti gli alimenti che ne contengono di più

Nitriti e Nitrati fanno male, lo sappiamo. L’ultimo allarme arriva da un’autorità sanitaria francese. Che pubblica una lista coi cibi più “pericolosi”.

La consapevolezza che alcune sostanze usate nella produzione di cibi potessero nuocere alla salute arriva da lontano. Per quanto riguarda Nitriti e Nitrati da molti anni.

Nitriti e Nitrati fanno male
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Nel 2015, arriva la classificazione dei salumi come “cancerogeni” da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Le ricerche hanno continuato a sviluppare sempre più informazioni in relazione all’insorgere di tumori a seguito di consumo di insaccati e altri cibi contenenti Nitriti e Nitrati.

L’ultima, pubblicata dall’INSERM (Institut national de la santé et de la recherche médicale) ci spiega anche quali tipi di cancro si manifestano maggiormente. E quante “fette di salame” servono per aumentare il rischio insorgenza.

I risultati dello studio

I 13 ricercatori che hanno redatto lo studio sono tutti esperti in vari comparti: tossicologia, epidemiologia, microbiologia e chimica. E tutti concordano su una cosa, cioè che sia necessario “ridurre l’esposizione della popolazione mediante misure proattive limitando l’esposizione attraverso gli alimenti”, con l’obiettivo di una maggiore “sicurezza sanitaria” .

Nel 2018, l’OMS ha stimato che quasi 4.000 casi di cancro al colon erano attribuibili al consumo di salumi in Francia, ma il legame tra nitriti e cancro non è stato dimostrato

Sappiamo che alcuni additivi usati per la conservazione delle carni e per dare un aspetto più “lucido e rosato” ai salumi possono rappresentare un pericolo per la salute. Purtroppo, però, queste sostanze si trovano nella maggior parte dei salumi che troviamo nei negozi. I grandi “accusati” sono soprattutto l’E250, il Nitrito di Sodio, e l’E252, il Nitrato di Potassio.

Ecco le quantità presenti nei salumi più comuni:

  • Bresaola: Nitrati 30 mg./kg – Nitriti 2 mg./kg
  • Prosciutto Cotto: Nitrati 14 mg./kg – Nitriti 8 mg./kg
  • Salame Napoli: Nitrati 14 mg./kg – Nitriti assenti
  • Mortadella IGP Modena: Nitrati 14 mg./kg – Nitriti assenti
  • Wurstel puro Suino Cotto: Nitrati 17 mg./kg – Nitriti 2 mg./kg

Possiamo controllare le etichette e cercare prodotti che non li contengono. Ma quando andiamo al banco gastronomia e ci facciamo affettare il prosciutto, come possiamo tutelarci? Esistono per fortuna alcuni prodotti alimentari che “non contengono Nitriti e Nitrati”. Dovrebbero essere più salutari, ma forse non è esattamente così.

Nitriti e Nitrati fanno male, e non sono solo sui salumi

Infatti le aziende utilizzano Nitriti e Nitrati non sintetici, che sono presenti naturalmente in alcuni alimenti. Ecco la lista di alcuni di questi:

  • Sedano, Valerianella, Ravanelli, Spinaci, Rucola, Lattuga e Bietola – 2,500 mg./kg
  • Cicoria, Finocchio, Prezzemolo, Scarola, Indivia – 1.000/2-500 mg./kg
  • Cavoli, Cime di Rapa, Radicchio – 500/1.000 mg./kg
  • Carciofi, Patate, Cavolfiori, Carote – circa 50 mg./kg

Alcuni di questi vegetali, come il Sedano e altri, vengono usati per ridurre l’effetto “grigiastro” del prosciutto, al posto dei Nitriti e Nitrati sintetici. Purtroppo però, secondo il nuovo studio, le sostanze presenti in natura non sono meno pericolose di quelle industriali.

Quante fette di prosciutto per “rischiare il cancro”?

Lo studio effettuato dall’Istituto Francese non solo conferma le teorie secondo cui il consumo di salumi aumenta il rischio cancro. Ma aggiunge preziose informazioni.

Ad esempio, secondo gli esperti: “il rischio di cancro alla prostata aumenta del 58% in un soggetto che consuma 0,25 mg. di nitrito di sodio al giorno (E250). Ciò corrisponde all’equivalente di 2 fette di prosciutto. Il rischio di cancro al seno aumenta del 25% per una donna che consuma 0,36 mg. di nitrato di potassio (E252) al giorno.” Se ne evince che è sempre bene limitare il consumo di salumi.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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