Meno soldi in busta paga: attenzione, è possibile se la colpa è del dipendente

Il dipendente può ricevere meno soldi in busta paga? In alcuni casi sì, e si tratta di ipotesi molto gravi.

Nel caso di danno provocato all’azienda da parte del dipendente, è assolutamente giustificata la trattenuta sullo stipendio.

meno soldi in busta paga
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Il lavoratore può ricevere meno soldi in busta paga? In alcune ipotesi, purtroppo, sì perché è l’unico modo che il datore ha a disposizione per tutelarsi. Potrebbe accadere, infatti, che, nel corso dello svolgimento delle normali attività lavorative, il dipendente commetta un errore e causi un danno all’azienda. A quest’ultima, dunque, spetterà un risarcimento.

Per tale motivo, il datore di lavoro ha la possibilità, entro specifici limiti, di trattenere dalla busta paga del dipendente l’importo a titolo di risarcimento del danno subito.

Meno soldi in busta paga: le circostanze previste dalla legge

Il diritto del datore di lavoro di rivalersi direttamente sullo stipendio del dipendente è stato, negli anni, definito dalla giurisprudenza. I giudici, infatti, sono più volte intervenuti per fissare i limiti entro i quali tale diritto può essere esercitato. Al datore, infatti, spetta il risarcimento, ma la legge deve tutelare anche il lavoratore, che è pur sempre la parte contraente debole.

Per questo motivo, se si pensa di poter ricevere meno soldi in busta paga per danno provocato, è fondamentale verificare cosa stabilisce la legge in materia.

Cosa succede, quindi, se, nello svolgimento delle ordinarie mansioni lavorative, si procura un danno economico all’azienda? Il lavoratore responsabile deve risarcire il datore?

Innanzitutto, la decisione spetta all’azienda, perché potrebbe scegliere di restare inerme oppure di richiedere un risarcimento danno. È opportuno chiarire, però, che non è sufficiente che il danno sia stato provocato dal lavoratore per far sorgere l’obbligo di indennizzo. La legge, infatti, stabilisce che il datore può ordinare la trattenuta sullo stipendio del dipendente solo se quest’ultimo è direttamente responsabile del danno. Egli, cioè, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, deve aver violato le regole di correttezza e diligenza, stabilite dagli articoli 1175, 2104 e 2105 del Codice civile.

Inoltre, è il datore ad avere l’onere della prova e, dunque, spetta a lui dimostrare la responsabilità del dipendente.

Come avviene il risarcimento del danno

Nel caso in cui la responsabilità sia confermata, datore di lavoro e dipendente possono negoziare per definire l’importo e le modalità dell’indennità.

Se le parti non dovessero raggiungere un accordo, allora potrebbe essere necessario l’intervento di un giudice, il quale, dopo la valutazione delle prove, dovrà decidere se sussiste, in capo all’azienda, il diritto al risarcimento. In quest’ultimo caso, tramite sentenza, al giudice tocca anche quantificare l’importo dovuto e chiarire le modalità di versamento.

In relazione alla cifra del risarcimento, la legge non prevede alcun limite. Questo vuol dire che il datore può effettuare trattenute sullo stipendio del dipendente, fino all’ottenimento dell’intero ammontare del danno subito.

Quello che, al contrario, il datore non può mai fare è trattenere lo stipendio del lavoratore per libera scelta. Se, infatti, non dovesse esserci un accordo, bisogna necessariamente attendere la decisione del tribunale. Prima, però, è opportuno verificare quanto sancito dal contratto collettivo. Per alcune categorie, infatti, sussiste l’obbligo per il datore di operare prima una contestazione disciplinare formale nei confronti del dipendente.

Ad esempio, il Ccnl Logistica, Trasporto merci e spedizioni, all’articolo 32, prevede l’obbligo per l’azienda, prima di adire il giudice, di adottare almeno un rimprovero scritto, riportando l’entità del danno.

A quanto ammonta la trattenuta in busta paga?

Sia in caso di accordo sia nel caso di sentenza, l’azienda può operare trattenute sullo stipendio del dipendente, a titolo di risarcimento danno. Le trattenute, inoltre, possono interessare qualunque somma eventualmente percepita dal lavoratore, come stipendi, tredicesima, trattamento di fine rapporto.

E, poiché la legge non fissa limiti alle trattenute, qualora l’importo del risarcimento fosse molto elevato, il lavoratore potrebbe non ricevere lo stipendio, fino al completo pagamento.

I contratti collettivi, però, possono contemplare delle eccezioni. Alcuni di essi, infatti, prevedono delle modalità diverse di risarcimento danno, attraverso una sorta di rateizzazione. In tali casi, dunque, il dipendente potrà contare su una cifra minima di stipendio.

Quando la trattenuta è illegittima?

La trattenuta sullo stipendio deve avvenire nel rispetto della normativa vigente. Se il datore di lavoro, dunque, versa meno soldi in busta paga senza prima aver raggiunto un accordo con la controparte o senza aver adito il giudice, il lavoratore può difendersi.  Sarà opportuno richiedere una consulenza legale per decidere in che modo agire.

In ogni caso, non spetta al dipendente dimostrare la propria “innocenza”, ma è l’azienda a dover fornire opportune prove sul danno subito.

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