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Il farmaco per curare il Covid non solo ‘non fa guarire’ ma causa effetti avversi molto strani, gli Stati Uniti lanciano l’allarme

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Tra i molteplici farmaci anticovid, Pfizer Paxlovid è quello più noto ma adesso è anche quello al centro di molte polemiche.

Sembra proprio che la “guerra” al virus vanti armi “caricate a salve”. Dopo le polemiche sull’efficacia dei vaccini, adesso è il momento del farmaco anticovid, il Paxlovid.

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L’allarme arriva dagli Stati Uniti, poiché lì vi è un uso maggiore del trattamento. Sembra che siano emersi effetti collaterali molto fastidiosi ma soprattutto che le pillole non funzionino come dovrebbero.

Il Paxlovid verso il fallimento ancora prima di essere usato massicciamente? Dalle voci che arrivano dagli States probabilmente sì. I Governi stanno cominciando a dubitare della strategia adottata per contrastare il Covid. Perché, lo ricordiamo, uno deli obiettivi principali è sempre stato quello di impedire la diffusione del virus.

Di qui, lockdown, chiusure, panico tra i cittadini di tutto il mondo. E poi campagne di vaccinazioni di massa. Entrambe le “soluzioni” non sembra abbiano sortito gli effetti desiderati. Soprattutto a causa delle varianti che sono riuscite a contagiare anche chi aveva ricevuto 2+ dosi di vaccino. Oggi, sembra che anche il Paxlovid non riesca a fermare i contagi. Perché chi ha effettuato il trattamento risulta ancora positivo. Ecco tutti i dettagli.

Pfizer Paxlovid, cosa significano “disgeusia” e “rebound”

Fino a qualche mese fa il farmaco della Pfizer sembrava addirittura “miracoloso”. La sua composizione, fatta di due già noti antivirali, (uno usato anche per l’AIDS n.d.r) prometteva un’efficacia del 90%. Il risultato? Centinaia di milioni di dollari investiti per aumentarne la produzione. Gli Stati hanno poi acquistato milioni di dosi e prescritto il medicinale a milioni di persone. Ma stanno venendo fuori dati molto scoraggianti.

Innanzitutto moltissimi pazienti trattati col Paxlovid lamentano “disgeusia”. Sarebbe la “mancanza del senso del gusto” che inizialmente faceva riconoscere nei pazienti l’infezione da Covid. Ma non è tutto perché il disagio – seppur momentaneo – è talmente forte che scoraggia i pazienti a terminare il trattamento. Nemmeno arrivare ai 5 giorni previsti come terapia. Spuntano inoltre sempre più segnalazioni di persone che lamentano sapori in bocca “metallici” e “al sentore di pomplemo”. Fastidi che potrebbero sembrare ilari, ma che evidentemente non devono essere piacevoli per chi li prova.

Il dato più grave, però, riguarda il cosiddetto “rebound”. Il termine significa “rimbalzo” e in sostanza il paziente sottoposto alla cura col Paxlovid ha una ricaduta alla fine del trattamento. Anche se la forma manifesta non è grave, le persone sono comunque positive al Covid, e dunque ancora contagiose esattamente come gli altri (vaccinati e/o guariti).

La polemica nasce dal fatto che Pfizer, quando ha lanciato il farmaco, ha diffuso i (suoi) numeri. Ovvero, secondo la casa farmaceutica solamente il 2% avrebbe dovuto presentare effetto rebound. Invece, stando ai calcoli di alcuni sondaggi, siamo intorno a percentuali vicine al 20%. Idem per il fenomeno della mancanza del gusto. Pfizer dichiarava un 5%, mentre da dichiarazioni spontanee dei pazienti si è arrivati a quantificare la cosa in 1 paziente ogni 18.

Le dichiarazioni ufficiali, come al solito, sono discordanti. Qualcuno tra i rappresentanti dei Governi comincia a manifestare dubbi, altri sostengono che sia un effetto “nocebo” – per non usare termini più forti come “isteria di massa” – altri pensano che le persone non effettuano correttamente la terapia e dovrebbero stare a casa qualche giorno in più per evitare i contagi.

Di certo ci sono però un paio di cosette: che il Covid continua a “girare indisturbato” tra le persone di tutto il mondo. Nel mentre, l’economia è completamente sconvolta, la Sanità è al collasso, altre malattie mortali sono state “dimenticate”, le famiglie sono più povere, e le Case Farmaceutiche vantano guadagni multi miliardari.

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