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Pensioni

Pensione a 64 anni ma con penalizzazione del 18%: la proposta che sconvolge i cittadini

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Il Governo è al lavoro per la Riforma previdenziale. La nuova ipotesi sarebbe la pensione a 64 anni con una penalizzazione fino al 18%. Di seguito tutti i dettagli.

L’Esecutivo ha garantito che, entro il prossimo autunno, sarò pronta l’attesissima Riforma delle pensioni. Per tale motivo, è già al lavoro per trovare delle soluzioni che possano piacere anche ai sindacati e si discute circa le varie opzioni possibili.

Foto CanvaQuasi sicuramente non ci sarà la proroga di Quota 102 e, tra le alternative più gettonate tra le parti politiche, c’è l’idea di consentire a tutti di andare in pensione a 64 anni d’età e 20 anni di contributi.

Se, da un lato, tale proposta permetterà l’accesso al pensionamento ad una platea molto più vasta di beneficiari, dall’altro lato comporterà una penalizzazione dell’importo finale dell’assegno pensionistico dal 10 al 18%. Ma procediamo con ordine ed analizziamo attentamente tutti gli aspetti della vicenda.

Pensione a 64 anni per tutti: l’idea avanzata dai partiti politici

In base a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, il Governo Draghi sarebbe intenzionato all’introduzione di una Riforma delle pensioni che non incrementi ulteriormente la spesa pensionistica che, entro il 2023, aumenterà di oltre il 7%. L’ipotesi maggiormente accreditata sarebbe quella di consentire, per tutti, la pensione a 64 anni, con un calcolo solamente contributivo dell’importo finale.

Quest’idea, però, non piace affatto ai sindacati, che, invece, rivendicano la possibilità del pensionamento a 62 anni d’età o, in alternativa, al raggiungimento dei 41 anni di contributi, senza limite anagrafico.

Le richieste dei sindacati

Cgil, Cisl e Uil sono compatte nel chiedere la riapertura del tavolo delle trattative. Il loro obiettivo, infatti, è insistere sulla proposta del pensionamento a 62 anni d’età o alla maturazione di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.

“Il governo conduca in porto una riforma del sistema previdenziale che dia alle pensioni maggiore consistenza, sostenibilità sociale e inclusività, soprattutto per giovani e donne, ed una maggiore flessibilità in uscita, permettendo ad ogni persona di uscire liberamente dopo 41 anni di contributi o raggiunti i 62 anni di età”. Questo è quanto si legge in una nota rilasciata dai sindacati in occasione del XIX Congresso Confederale della Cisl.

Il piano dei sindacati su Quota 41,inoltre, soddisfa anche la Lega. Le parole del leader della Lega Matteo Salvini: “Stiamo lavorando insieme a tutte le forze sindacali per Quota 41, per superare entro il 31 dicembre di quest’anno e azzerare la sciagurata Legge Fornero. La necessità di tutelare lavoratori e pensionati è un impegno comune”.

Quota 102 non verrà rinnovata

Il prossimo 31 dicembre scadrà la possibilità di usufruire del pensionamento anticipato tramite Quota 102. I due requisiti per accedervi sono il raggiungimento, entro tale data, di almeno 64 anni d’età e la maturazione di almeno 38 anni di contribuzione. Il Governo, però, ha anticipato che tale misura non verrà prorogata anche per il 2023.

Dalla relazione tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, si evince come Quota 102 graverà sulle tasche dello Stato per 1,6 miliardi di euro, permettendo il pensionamento anticipato a circa 60 mila lavoratori, per i prossimi 4 anni. Dunque, i beneficiari saranno dalle 5 alle 10 volte in meno rispetto a quelli che hanno sfruttato Quota 100, che, invece, ha avuto un costo, per il 2019, di 2,18 miliardi di euro e, per il 2020, di 3,53 miliardi di euro.

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