Quello che c’è dietro al mercato del latte è inquietante e forse non lo berremo più, ecco perché

Il mercato del latte non è esente dalle problematiche economiche in atto in Europa e nel mondo. Gli scenari e le inquietanti previsioni.

Forse non è ben chiaro alle persone cosa sta succedendo a livello economico in Italia. O forse lo è, e abbiamo semplicemente paura. Paura che un giorno arrivi l’irreparabile. Una crisi senza precedenti che ci metterà in ginocchio definitivamente. L’ultimo allarme arriva dal comparto del latte e derivati.

mercato del latte
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Non passa giorno che non sentiamo di qualche aumento. Frutta e verdura, pesce, uova, farina, pane e biscotti, e chi più ne ha più ne metta. Il “paniere” degli italiani è sempre più vuoto. Come i portafogli. Ma cerchiamo di capire bene cosa sta succedendo e perché tra pochissimo tempo potremmo addirittura decidere di non comprare più il latte.

Il mercato del latte è “in tilt” e la situazione andrà peggiorando: cosa dicono gli esperti

Che tutto sia aumentato lo vediamo “semplicemente” quando paghiamo la spesa. Non è necessario essere dottori commercialisti. Chi vuole approfondire, però, può attingere a risorse pubbliche, oltre che informazioni locali. Ad esempio, su di un sito ufficiale dell’Europa troviamo un interessante report sull’andamento del prezzo del latte crudo, con grafici che prendono in esame le variazioni dal 2021 ad oggi.

Siamo intorno ad una media di rincari del 3,1%, con punte del 5,7% in positivo e -2,9% in negativo. I costi stanno letteralmente lievitando e il processo era già iniziato a prescindere dalla guerra in Ucraina. Secondo il parere degli “addetti ai lavori”, il prezzo del latte è destinato a salire ancora, e molto.

Le aziende agricole si sono trovate a fronteggiare non solo aumenti improponibili sull’energia. Pensiamo anche al costo dei mangimi per alimentare le mucche da latte. Già a gennaio del 2022, sempre secondo il Report UE, i prezzi del latte erano aumentati, così come per le categorie di correlati: il burro, del 3,6%; il siero di latte in polvere del 6,5%; il formaggio Gouda del 4,4%; l’Edam del 4,3%; il Cheddar dello 0,3%; l’Emmenthal del 3%.

Le dichiarazioni di Assolatte, del presidente della Centrale del Latte d’Italia e del Gruppo Sabelli

Impossibile non ascoltare quanto dichiarato da personaggi che ovviamente sanno di cosa parlano. Assolatte ha ammesso, senza mezzi termini, che potremmo arrivare ad aumenti anche del 10%, perché i produttori non ce la fanno ad ammortizzare i costi.

Angelo Mastrolia, presidente della Centrale del Latte d’Italia, sottolinea che i rincari del gas (del 10%) sono arrivati proprio in un momento dell’anno in cui dovrebbero abbassarsi fisiologicamente. Ciò, naturalmente, è dovuto all’effetto “boomerang” delle sanzioni alla Russia. Che, in sostanza, paghiamo noi.

Secondo il parere dell’amministratore delegato del gruppo SabelliAngelo Galeati, non c’è solo in ballo il costo dell’energia. Non dimentichiamo che il prezzo di mais e foraggio per il bestiame è aumentato esponenzialmente. Il costo del latte si rifletterà anche e soprattutto verso i prodotti caseari, sui formaggi freschi in particolar modo.

In uno scenario come questo, forse gli italiani smetteranno di comprare (anche) il latte. Dopo le uova, dopo la farina, dopo il pane fresco. Dopo la carne e il pesce, dopo i gelati, e chissà a quante cose dovremo ancora rinunciare.

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