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Economia

Il Fisco controlla anche le carte prepagate: ecco cosa rischia chi non le dichiara

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Negli ultimi due anni, a causa dell’emergenza sanitaria, le carte prepagate sono molto più diffuse. Per questo sono nel mirino del Fisco.

Infatti, come le carte di credito anche quelle prepagate non possono sfuggire al controllo dell’Agenzia delle Entrate. Questo perché sono inserite in un archivio che registra tutti i movimenti di trasferimento di denaro.

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Per questo è importante che i contribuenti siano informati sul comportamento da tenere. Tra le carte prepagate più diffuse abbiamo PostePay. Negli ultimi anni si sono aggiunte la prepagata PayPal e la carta Amazon. Anche gli istituti di credito offrono ai propri clienti carte prepagate. Di solito sono l’utilizzate per acquisti su internet o per altre spese online.

Fisco e carte prepagate

Può sembrare incredibile, ma anche per le carte prepagate il Fisco può chiedere una verifica. Magari è incredibile per chi fa ne fa un uso limitato, mentre per chi utilizza tali strumenti in modo costante sa benissimo che, anche per le carte prepagate, l’Agenzia delle Entrate può chiedere un controllo.

Questo perché queste carte non sono altro che un deposito bancario o postale il cui uso è destinato ad acquistare beni e quindi a far transitare denaro dal conto corrente. Infatti, non ne siamo consapevoli, ma è come se avessimo un altro conto corrente. Tra l’altro non solo queste carte sono controllate, ma anche inserite nell’anagrafe tributaria, al pari dei conti correnti e dei titoli di Stato.

Poiché in Italia l’evasione fiscale è un problema diffuso e a livello economico anche molto serio perché toglie dalle casse dello Stato milioni di euro all’anno, il Fisco ha attivato dei sistemi anti-evasione molto precisi. Ovviamente i pagamenti con strumenti tracciabili sono i più semplici da rintracciare e diventa quindi facile risalire al proprietario e verificare i movimenti di denaro.

Cosa si rischia

L’Agenzia delle Entrate per impedire che la carta prepagata sia utilizzata in modo che possa gestire entrate in nero ha previsto delle sanzioni. Queste possono essere amministrative o penali in base alla gravità dell’imposta evasa. In sintesi commette un reato di:

  • dichiarazione infedele, chi non riporta, nella dichiarazione dei redditi, una parte dei guadagni conseguiti, se le tasse non versate superano i 150mila euro, mentre i redditi raggiungo oltre il 10% del totale.
  • dichiarazione omessa, chi non invia la dichiarazione dei redditi, solo se l’imposta evasa è superiore a 50mila euro.

In entrambi i casi, al di sotto delle soglie si applicano solo sanzioni amministrative.

Il controllo può essere retroattivo fino a un massimo di 5 anni in caso di presunte irregolarità nella dichiarazione dei redditi. In tal caso, il Fisco può pignorare le carte.

Insomma, il sistema migliore per evitare i controlli del Fisco è rispettare le regole, dichiarare tutte le entrate, documentare le spese e i versamenti fatti.

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