I bonifici tra familiari sono consentiti, ma è necessario rispettare precise regole se non si vuole incorrere in pesanti sanzioni fiscali.
I motivi per i quali si fanno bonifici ai parenti sono svariati: prestiti, regali dai genitori, aiuti in situazioni di bisogno. Eppure dietro un gesto di benevolenza potrebbero celarsi delle pericolose insidie, in grado di far scattare gli accertamenti da parte del Fisco.
Quando si effettuano movimenti sui conti correnti, infatti, è sempre necessario dimostrare la legittimità delle operazioni, perché tutti gli accrediti non giustificati costituiscono reddito tassabile, con la dimostrazione della provenienza delle somme che spetta alla parte coinvolta. Ma quali sono gli elementi da considerare per evitare problemi?
Il Fisco è autorizzato a controllare i conti correnti dei contribuenti e tutti i pagamenti ricevuti che non sono supportati da una valida giustificazione possono essere considerati sintomi di attività illecite, legate all’evasione fiscale.
Per tale motivo, è sempre necessario fornire una prova certa della provenienza del denaro. Quando si effettuano bonifici, anche a parenti e familiari stretti, è sempre necessario indicare una causale coerente e, ad esempio, specificare se si tratta di un prestito o un regalo. Ma quali sono gli errori da evitare?
Innanzitutto, la mancanza di prove idonee o approssimative può determinare l’irrogazione di pesanti sanzioni in sede legale. Allo stesso modo, bisogna sempre fare attenzione alla causale, che nella maggior parte dei casi mette al riparo dai controlli del Fisco. Un altro elemento essenziale è l’inquadramento della natura del trasferimento di denaro. Se, infatti, costituisce una donazione oppure una liberalità, l’importo non forma reddito ai fini IRPEF, ma potrebbe applicarsi l’imposta sulle donazioni (se supera la soglia imposta dalla normativa). Se si tratta di un prestito, invece, sarebbe raccomandabile procedere con una scrittura privata con data certa, indicando le parti, l’importo e le modalità di restituzione. In caso contrario, il Fisco potrebbe ritenere che si tratti di una donazione fasulla.
Quando il destinatario del bonifico è un imprenditore o un socio di società, inoltre, l’accortezza dovrebbe essere maggiore. Secondo la giurisprudenza maggioritaria, le operazioni sui conti correnti personali dei soci o dei loro familiari, possono essere collegati all’attività dell’azienda e, in caso di controlli diretti a scovare ipotesi di occultamento di operazioni commerciali, il Fisco potrebbe ritenere che le somme depositate sul conto privato rappresentino, invece, dei guadagni aziendali non fatturati e, dunque, “in nero”. Anche in tali ipotesi, l’onere della prova grava sull’interessato.
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