I lavoratori possono aumentare la pensione o smettere di lavorare prima grazie alla previdenza complementare. Quale cifra serve?
La COVIP ha pubblicato i dati relativi agli strumenti di pensione integrativa, da cui è emerso che soltanto il 38,9% dei lavoratori ne usufruisce e solo il 27,6% ha deciso di accantonare il TFR in un fondo pensione. Nel nostro Paese, dunque, la previdenza complementare fatica a imporsi, nonostante l’introduzione di una serie di incentivi.
La Legge di Bilancio 2025, infatti, ha previsto la possibilità di considerare anche i contributi accreditati nei fondi pensione per il raggiungimento del requisito per l’accesso alla pensione anticipata contributiva. Ma a quanto ammonta la somma da versare per beneficiare dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro?
La pensione anticipata contributiva consente di smettere di lavorare con 64 anni di età e 20 di contribuzione. È previsto anche un’ulteriore condizione: la maturazione di un assegno pensionistico pari almeno a 3 volte l’Assegno sociale. Per le donne con un figlio, la soglia scende a 2,8 volte mentre per quelle con due o più figli a 2,6 volte.
Proprio in merito a quest’ultimo requisito, è intervenuta l’ultima Legge di Bilancio, consentendo che anche i fondi pensione possano essere considerati per il raggiungimento dell’importo della pensione. Si tratta di un incredibile vantaggio, soprattutto per coloro che non hanno una carriera lavorativa continua. Ma qual è la somma che bisogna destinare al fondo pensione per potere andare prima in pensione? Innanzitutto, i dipendenti hanno la possibilità di accantonare il TFR. Tale opzione è consigliata soprattutto ai più giovani e a coloro che hanno iniziato a lavorare da poco. Se, oltre al TFR, si desidera versare i contributi volontari, si dovrebbe investire una somma compresa tra 58 euro al mese (nel caso di un quarantenne che investe con alto rischio) e 568 euro (per un cinquantenne a basso rischio).
Per i lavoratori autonomi, invece, la somma da pagare è maggiore, visto che manca il TFR. Per un trentenne potrebbero essere sufficienti 70 euro al mese, destinati in un prodotto azionario, mentre per trentacinquenne sarebbero necessari almeno 94 euro, fino a salire a 480 euro per un cinquantenne. Alle lavoratrici madri, infine, l’importo richiesto è inferiore, poiché godono di un trattamento meno rigido sulla soglia da raggiungere. In tal caso, servirebbe una somma compresa tra 22 e 219 euro al mese.
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