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Economia

Lettere allarmanti su TFR e TFS dall’Agenzia delle Entrate: scatta il panico tra centinaia di lavoratori

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Numerosi lavoratori stanno ricevendo lettere dal fisco, contenenti un preciso avviso di pagamento. Di cosa si tratta?

In questi giorni, tantissimi dipendenti pubblici stanno ricevendo delle lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di cartelle di pagamento che hanno scatenato il panico tra i destinatari.

Nuovi avvisi da parte dell’Agenzia delle Entrate per i lavoratori pubblici (informazioneoggi.it)

Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono stati commessi errori o incongruenze dai lavoratori, ma il Fisco sta provvedendo a inviare avvisi relativi al conguaglio fiscale delle imposte sul TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e sul TFS (Trattamento di Fine Servizio). Tali somme sono soggette a tassazione separata, che considera l’aliquota media di imposta del lavoratore, determinata sui redditi dell’ultimo biennio.

Quando eroga il TFR e il TFS, l’INPS applica la ritenuta d’acconto del 23% e, dunque, se riscontra una differenza tra l’ammontare versato e quello ancora da versare, l’Agenzia delle Entrate potrebbe inviare delle cartelle di pagamento, per chiedere al lavoratore il saldo dell’imposta. Di conseguenza, è obbligatorio effettuare un conguaglio, per assicurare il rispetto dell’aliquota media. Ma vediamo come funziona la tassazione della liquidazione e quali conseguenze ha per i lavoratori.

Conguaglio fiscale TFR e TFS: come pagare ed evitare problemi

Il 2024 non è stato un anno favorevole per gli ex dipendenti pubblici, perché molti di essi hanno ricevuto delle cartelle di pagamento dall’Agenzia delle Entrate, relativamente al conguaglio fiscale del TFR e del TFS. Solo negli ultimi mesi, l’Ente è riuscito a effettuare tutti i calcoli per la determinazione dell’imposta da versare.

Il dubbio principale degli interessati riguarda la possibilità che vengano applicati anche sanzioni o interessi. Ebbene, è opportuno chiarire che il conguaglio fiscale della liquidazione non prevede né sanzioni né interessi di mora, perché il ricalcolo della somma dovuta consiste in un’operazione automatica, che prescinde da errori oppure omissioni del lavoratore.

L’unica cifra che, quindi, viene pretesa è la differenza d’imposta scaturente proprio dal ricalcolo compiuto dal Fisco. Dopo aver ricevuto le cartelle di pagamento, gli interessati possono pagare l’importo dovuto in vari modi. Chi non può o non vuole saldare in un’unica soluzione ha la facoltà di richiedere la rateizzazione del debito e adempiere in otto rate trimestrali.

Si tratta di una fondamentale agevolazione, che ha lo scopo di consentire a tutti di regolarizzare la propria posizione senza eccessivi aggravi, perché la somma da versare viene suddivisa su un arco temporale più esteso. Il pagamento dilazionato può essere ottenuto accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate oppure recandosi presso un Ufficio territoriale di competenza.

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