La pensione di reversibilità spetta anche ai coniugi separati, ma solo a determinate condizioni. Verifichiamo quando è possibile percepire l’assegno INPS mensilmente.
Si ha diritto alla pensione di reversibilità anche nel caso di separazione legale, senza alcuna limitazione. Ma, ci sono dei requisiti specifici che in mancanza possono penalizzare l’erogazione del beneficio. Analizziamo nel dettaglio quali sono rispondendo al quesito di una nostra Lettrice.
Una Lettrice ci scrive che ha perso l’ex marito e percepiva un assegno di mantenimento di 250 euro al mese. Ora chiede, se dopo la morte del marito ha diritto alla pensione di reversibilità. Il marito percepiva una pensione di circa 2.000 euro mensili.
Nel caso di separazione legale si ha diritto alla pensione di reversibilità. Prima della circolare INPS numero 19/2022, per poter accedere al beneficio, la sentenza di separazione non doveva essere stata pronunciata con addebito del coniuge rimasto in vita. Con la circolare INPS 19/2022 l’INPS ha reso noto l’adeguamento al consolidato orientamento della giurisprudenza della Cassazione. Tale orientamento prevede che la pensione ai superstiti spetta anche al coniuge con addebito della separazione. Pertanto, tutti i coniugi separati hanno diritto alla pensione di reversibilità diretta e indiretta.
Spetta un importo al coniuge superstite del 60 per cento della pensione di cui godeva il deceduto, ma solo se il reddito del superstite è inferiore a una somma pari a tre volte il trattamento minimo INPS (534,41 euro al mese). Nel caso della nostra Lettrice, se rientra in questa fascia di reddito, allora spetterebbe un assegno pensione di 1.200 euro lordi.
La pensione di reversibilità subisce dei tagli sull’assegno in base ai redditi, nello specifico: taglio del 25%: per redditi tra i 23.345,79 e 31.127,72 euro; taglio del 40%: per redditi tra i 31.127,72 e 38.909,65 euro; taglio del 50%: per redditi superiori a 38.909,65 euro.
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La pensione di reversibilità, definita anche pensione ai superstiti, è un trattamento previdenziale riconosciuto ai superstiti del pensionato deceduto (reversibilità diretta) o del lavoratore che non era andato ancora in pensione ma con i requisiti maturati (reversibilità indiretta). Per requisiti maturati, si intende che il soggetto ha maturato almeno 15 anni di anzianità contributiva o 5 anni di contributi nei cinque anni prima della sua morte.
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