Come sappiamo, ad oggi è necessario avere 67 anni di età e 20 anni di contributi pieni se si desidera andare in pensione; tuttavia sono previste diverse situazioni e differenze, anche per quanto riguarda le mamme che hanno lavorato e che hanno avuto uno o più figli.

L’attuale sistema contributivo si basa sull’ammontare dei contributi versati, ai quali poi si applicano le percentuali dei coefficienti e l’adeguamento al costo della vita. Questo meccanismo consente a chi rimane di più al lavoro di percepire poi un assegno pensionistico più alto.

Ma per le madri lavoratrici sussistono ulteriori vantaggi, che permettono loro di andare prima in quiescenza senza sacrificare eccessivamente la pensione, anzi. Le donne che hanno lavorato dal 1 gennaio 1996 in poi e che hanno avuto dei figli possono andare in pensione a 64 anni, con 20 anni di contributi, se il calcolo fa maturare un assegno non inferiore a 3 volte l’assegno sociale.

  • Se la donna lavoratrice ha avuto un figlio, la soglia si abbassa a 2,8 l’assegno sociale;
  • mentre se la madre lavoratrice ha avuto due figli o più la soglia scende ancora, a 2,6 volte l’assegno sociale.

Ad oggi, un uomo o una donna che non ha avuto figli deve quindi andare in pensione avendo maturato un assegno non inferiore a 1602 euro al mese. Ma per le mamme lavoratrici, è sufficiente che l’importo arrivi a 1495 euro al mese (in caso di 1 figlio) o a 1388 euro al mese (in caso di 2 figli o più).

Lo sconto è pari a 4 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 12 mesi per tre o più figli; questo permette quindi di andare in pensione già a 66 anni invece di 67, ma anche in caso di prepensionamento, consentendo alle madri lavoratrici di andare in quiescenza a 63 anni invece di 64, sempre rispettando in ogni caso i 20 anni di contributi pieni.