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Economia

L’INPS chiede la restituzione dell’Assegno di Inclusione, controlla se rientri tra quelli segnalati

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Come sappiamo l’INPS effettua con regolarità i controlli per verificare che i beneficiari dell’Assegno di Inclusione siano in regola.

In realtà l’INPS effettua controlli su tutte le situazioni dei nuclei familiari, ad esempio per erogare correttamente l’Assegno Unico, o le pensioni o gli assegni di invalidità.

INPS sta effettuando controlli e chiede la restituzione dell’Assegno di Inclusione – InformazioneOggi.it

Oggi scattano nuovi controlli e chi non risulta in regola è costretto a restituire i soldi all’Istituto di Previdenza. Ecco chi sono i soggetti interessati.

Occhio alla tua documentazione, l’INPS sta richiedendo i soldi dell’Assegno di Inclusione, e non solo

Se l’INPS trova irregolarità nella pratica di ADI può chiedere indietro ciò che è stato erogato, compresi tutti gli arretrati, e dunque può trattarsi anche di somme ingenti.

Chi percepisce l’assegno dunque è tenuto a prestare molta attenzione, perché l’INPS sta verificando tutte le pratiche. La restituzione del denaro può essere richiesta da parte dell’INPS non solamente quando siamo di fronte a un caso eclatante, ovvero quando un soggetto ha fatto dichiarazioni mendaci per ottenere il sussidio, ma in molte altre casistiche.

Lo specifica anche il testo del Decreto legge n. 48 del 4 maggio 2023, convertito in legge n. 85 del 3 luglio, che definisce le sanzioni per chi non rispetta le normative inerenti le comunicazioni all’INPS di ogni variazione all’interno del nucleo familiare. Più in particolare, all’art. 8, si specifica che chi produce documentazione falsa rischia anche fino a 6 anni di carcere. E se non si comunica la variazione del reddito si rischia la reclusione anche fino a 3 anni. In entrambi i casi, ovviamente, anche la restituzione di tutto il denaro indebitamente percepito.

Sono molte le casistiche che possono portare a queste pesanti conseguenze:

  • se non si comunica l’inizio di un lavoro da parte di 1 o più componenti del nucleo beneficiario dell’ADI (con redditi superiori a 3 mila euro);
  • se il nucleo familiare beneficiario è diverso da quanto dichiarato;
  • se non si comunicano le dimissioni avvenute nei 12 mesi precedenti;
  • quando si nasconde il possesso di auto, moto o imbarcazioni che avrebbero impedito l’accesso all’ADI;
  • infine, anche quando non si dichiara il superamento del limite patrimoniale previsto, ad esempio se si vince al gioco  se si entra in possesso di un’eredità.

Attenzione dunque: i nuclei familiari e/o soggetti che si trovano in una situazione del genere possono incorrere in guai seri perché dovranno restituire i soldi ricevuto all’INPS, e nei casi più gravi è previsto anche il carcere. Lo stesso discorso vale per chi ha aderito al Patto di attivazione digitale: chi non rispetta le regole perde immediatamente il sussidio.

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