La legge stabilisce precise regole per la richiesta e la fruizione dei permessi 104. Sussiste un vero e proprio obbligo di motivazione per il dipendente?
La Legge 104 del 1992 prevede una serie di agevolazioni in ambito lavorativo per i dipendenti affetti da disabilità grave e per i caregivers. Tra di esse, vi rientrano i permessi retribuiti.
Grazie a tale misura, ci si può assentare dal lavoro per tre giorni al mese, frazionabili anche in ore, continuando a percepire la normale retribuzione.
Per poter legittimamente usufruire del beneficio, tuttavia, gli interessati devono rispettare determinate regole, dirette a tutelare le esigenze dei lavoratori e, allo stesso tempo, dei datori che devono organizzare l’attività produttiva.
La normativa specifica che possono richiedere i permessi retribuiti i lavoratori dipendenti affetti da disabilità grave, oppure i genitori, il coniuge, il convivente di fatto, l’unito civilmente e i parenti affini entro il secondo grado di un soggetto disabile grave, ai sensi dell’art. 3, comma 3, della Legge 104 del 1992.
Possono, inoltre, presentare richiesta per i permessi anche i parenti e gli affini entro il terzo grado solo se gli altri familiari hanno più di 65 anni, sono deceduti oppure, a loro volta, invalidi.
Lo scopo della misura è consentire la conciliazione della vita privata e del dovere di assistenza con la conservazione del posto di lavoro.
La giurisprudenza (e, in particolare, la Corte di Cassazione) ha, tuttavia, specificato che il diritto ai permessi 104 non può essere esercitato prescindendo totalmente dalle esigenze produttive e organizzative dell’azienda.
Per questo motivo, vanno sempre pianificati i giorni di assenza e comunicati al datore di lavoro con congruo anticipo.
Adottando questo accorgimento, si evita anche che venga superato il limite dei tre giorni di assenza al mese e che vengano rispettate le modalità di utilizzo fissate dalla normativa.
Tra gli obblighi a cui sono sottoposti i beneficiari dei permessi 104 rientra anche quello di motivare la richiesta dell’agevolazione al proprio datore di lavoro?
Specifichiamo che la legge non prevede alcun adempimento in tal senso. Il datore può, infatti, solo richiedere la programmazione dei permessi ma non può obbligare il dipendente a specificarne il motivo.
La legge evidenza solo che, dopo il riconoscimento dell’agevolazione, i permessi si possono richiedere ogni volta senza dover presentare giustificazioni.
Nell’ipotesi di rifiuto da parte del datore di lavoro, l’interessato può illustrare la situazione all’INPS e pretendere che vengano tutelati i suoi diritti.
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