I contribuenti che effettuano interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche possono richiedere la detrazione del 50, 75 o 90%. In caso di decesso, l’agevolazione passa agli eredi?
La ristrutturazione edilizia di un immobile costa meno se si effettuano interventi di eliminazione delle barriere architettoniche.
Tre detrazioni possibili per chi intende eliminare le barriere architettoniche. Il 50% delle spese sostenute entro il 31 dicembre 2024 con la ristrutturazione edilizia dell’abitazione, il 75% delle spese effettuate entro il 31 dicembre 2023 secondo quanto stabilito nella Legge di Bilancio 2022 e il Superbonus per gli interventi trainati se eseguiti congiuntamente ad interventi trainanti.
Ogni detrazione deve essere ripartita in un numero specifico di anni con rate di egual importo. L’articolo 119.ter del DL 34/2020 prevede che la detrazione per i lavori finalizzati all’eliminazione o superamento delle barriere architettoniche di edifici già esistenti vada portata in diminuzione dell’imposta dovuta nell’anno in cui le spese sono sostenute e nei successivi. Cosa succederebbe se prima dell’ultimo rimborso il contribuente dovesse morire? Qualora si verificasse il decesso del contribuente, la detrazione non utilizzata (in modo parziale o totale) non si trasferirà agli eredi. Non si trasferisce nemmeno se si cede l’immobile oggetto di intervento. Continuerà a recuperare le quote chi ha sostenuto le spese.
L’Agenzia delle Entrate ha sottolineato più volte questa non trasferibilità per distinguere il Bonus in questione dagli altri Bonus edilizi che invece prevedono il passaggio delle quote agli eredi. L’indicazione è stata messa per iscritto nella Circolare numero 17/E del 2023. In seguito al decesso di chi ha pagato i lavori, dunque, il rimborso in detrazione andrebbe perso.
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