I rimborsi 730 dei dipendenti vengono accreditati in busta paga dal sostituto d’imposta, ma degli errori potrebbero causare ritardi.
Può capitare che, durante l’anno, intervenga una modifica del sostituto d’imposta indicato dal contribuente al momento della presentazione della Dichiarazione dei Redditi.
In quest’ipotesi, cosa succede ai conguagli 730? Il dubbio assale soprattutto i dipendenti, che ricevono i rimborsi o i conguagli a debito direttamente in busta paga dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta.
In base a quanto stabilito dalla Circolare n. 4 del 2018, infatti, l’Agenzia delle Entrate invia ai sostituti d’imposta i dati delle Dichiarazioni inoltrate, affinché procedano con i conguagli.
Le somme a credito sono riconosciute operando un taglio sulle ritenute dovute dal contribuente sulla busta paga.
La data dei rimborsi vari a seconda del periodo in cui è stato presentato il Modello 730. Nel dettaglio:
Nel caso in cui venga erroneamente indicato un datore di lavoro quale sostituto d’imposta, quest’ultimo deve restituire al CAF o a un professionista abilitato i Modelli 730 del contribuente che lo ha chiamato in causa e con il quale non ha alcun tipo di rapporto professionale.
Ai sensi della Circolare n. 4/2018, un sostituto d’imposta può opporsi ad effettuare il conguaglio quando il rapporto di lavoro con l’interessato non è mai stato in essere oppure quando si è interrotto prima del termine ultimo per la presentazione del Modello 730.
Poiché il sostituto d’imposta è obbligato a inviare al dipendente la Certificazione Unica entro il 31 marzo, la data per l’inoltro del Modello 730 viene fissata al 1° aprile.
Dopo tale termine, quindi, il datore che riceve i dati relativi ad un contribuente che non conosce deve avvertire l’Agenzia delle Entrate entro massimo 5 giorni lavorativi dalla ricezione delle informazioni fiscali. In questo modo, l’Ente potrà avvisare l’interessato.
Dal proprio canto, il contribuente ha la possibilità di:
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