L’Assegno Ordinario si trasforma in pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni. Se il percettore non ha accumulato venti anni di contributi cosa accade?
La normativa prevede che maturando i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia l’Assegno Ordinario si trasformi nel trattamento pensionistico.
I lavoratori del settore privato, pubblico e autonomi possono richiedere l’Assegno Ordinario di invalidità con una percentuale di ridotta capacità lavorativa pari a 2/3. Non è previsto un requisito anagrafico da rispettare ma solamente il requisito medico-legale e contributivo.
La misura ha validità triennale. Significa che il percettore trascorsi tre anni dal riconoscimento dell’Assegno deve inoltrare domanda di rinnovo per continuare a ricevere le erogazioni mensili. Questo fino al terzo rinnovo, quando la prestazione diventerà permanente. Al raggiungimento dei 67 anni, poi, l’Assegno Ordinario si trasformerà in pensione di vecchiaia d’ufficio ma solamente rispettando anche la condizione contributiva ossia 20 anni di contributi maturati.
Il passaggio consentirà al cittadino di non temere più una revoca della misura come conseguenza del venire meno del requisito sanitario. Ma cosa accade non avendo accumulato i venti anni di contribuzione?
Premettiamo che la richiesta dell’Assegno Ordinario è legata alla cessazione dell’attività lavorativa. Una volta ottenuto, poi, si potrà riprendere a lavorare oppure no. Non svolgendo alcuna attività si potranno ottenere dall’INPS dei contributi figurativi per cercare di raggiungere la soglia dei venti anni di contribuzione.
La somma di contributi effettivi e figurativi, infatti, determinerà l’accesso o meno alla pensione di vecchiaia. Si tratta di un’opportunità ottima per chi ha pochi anni di contributi ma presenta anche degli aspetti negativi da valutare.
I contributi figurativi permetteranno di raggiungere il requisito contributivo ma non saranno influenti sul conteggio dell’importo dell’assegno pensionistico. E come tutti sanno pochi contributi effettivi significa una pensione molto bassa. Rimane la certezza, comunque, che il trattamento di vecchiaia sarà superiore all’importo dell’AIO (il contrario non è possibile per Legge).
Conoscendo questo aspetto rimane facile capire come sia consigliabile continuare a lavorare dopo aver ottenuto l’erogazione dell’Assegno Ordinario.
C’è un altro aspetto, poi, da considerare. Come deve comportarsi il lavoratore vicino alla pensione anticipata? Se si rinnova l’AOI si dovranno attendere tre anni quando, invece, si potrebbe andare in pensione dopo dieci mesi avendo accumulato 42 anni di contributi (pensione anticipata ordinaria). Questo è un esempio che chiarisce l’importanza di fare bene i calcoli. Mancando poco tempo alla pensione anticipata meglio non rinnovare l’Assegno per non perdere l’occasione di pensionamento.
Peggio se si trattasse del terzo rinnovo. Diventando definitivo, l’AOI impedirebbe l’accesso al pensionamento anticipato e si dovranno attendere i 67 anni per la pensione. Attenzione, dunque, alla scelta di rinnovo.
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