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Pensioni

Rinvio riforma pensioni e Quota 103 anche nel 2024? Lo scenario previdenziale e le ragioni della conferma a tempo

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Per il 2024 nessuna novità in fatto di pensioni. Confermata la struttura di Quota 103 che è appunto uno strumento fondato sul sistema delle “quote”, come la vecchia Quota 100. Riforma in arrivo non prima del 2025.

In questo delicato periodo il Governo è chiamato a gestire questioni sia interne che internazionali.

Informazione Oggi

L’inflazione continua a preoccupare, così come il conflitto alle porte dell’Europa e intanto in agenda vi sono obiettivi che non possono più essere rimandati. Tra essi la riforma fiscale ma non soltanto. In questi mesi si è parlato con insistenza dei possibili scenari in tema di riforma della previdenza, dato che l’attuale sistema prosegue a suon di correttivi senza l’adozione di una nuova disciplina organica e strutturale.

In molti chiedono l’archiviazione della legge Fornero ed è vero che, nel corso degli anni, si sono succedute una serie di misure di agevolazione pensionistica che hanno cercato di attenuare la rigidità dei requisiti delle regole dell’appena citata legge. Pensiamo ad es. alle varie Quote 100, 102 e ora 103, ma pensiamo anche ad istituti confermati – pur con modifiche – quali ad es. Ape sociale e Opzione donna 2023.

Ebbene, le ultime indiscrezioni che provengono dai palazzi della politica ci indicano che in tema di pensioni e relativa riforma complessiva, i tempi non sono ancora maturi. Che significa in concreto ciò? Ebbene, questo vuol dire che la riforma è e sarà di fatto congelata da qui ai prossimi mesi, tanto che la linea parrebbe quella della riconferma di Quota 103 per un altro anno – una sorta di Quota 103 bis. Ma è davvero questo lo scenario che ci attende? Scopriamolo insieme.

Riforma pensione al 2024? Al Governo serve più tempo per mettere a punto il testo

Come accennato in apertura, potrebbero non bastare i prossimi mesi per il varo dell’attesissima riforma pensioni, che permetterebbe di voltare definitivamente pagina e archiviare la ‘stagione’ dei correttivi in tema di previdenza.

Infatti secondo le ultime novità dovremo attendere ancora un anno per la riforma, e nel frattempo prepararci per una Quota 103 bissata nel 2024. Ecco allora soltanto nel 2025 la sospirata riforma che, secondo le anticipazioni, dovrebbe prevedere almeno i seguenti punti chiave:

  • pensione per tutti con 41 anni di contributi previdenziali regolarmente versati,
  • irrilevanza dell’età anagrafica.

Queste le linee guida di una riforma pensioni che tarda ad arrivare e che sta dando molti grattacapi alla maggioranza. Il Governo infatti deve risolvere il rebus della riforma pensioni, con un occhio di riguardo alla tenuta dei conti pubblici: il nocciolo della questione, per palazzo Chigi, è dato dalla necessità di varare un meccanismo sostenibile e che permetta uscite anticipate dal lavoro alternative alla legge Fornero, che – come è noto – prevede il pensionamento a 67 anni di età con 41-42 di contributi.

Riforma pensione al 2024? Il problema delle risorse necessarie

Lo abbiamo accennato sopra ma, per chiarezza, giova ribadirlo. La soluzione definitiva e strutturale del Governo indica il pensionamento agevolato universale con 41 anni di contributi, ma il punto è di carattere finanziario. Infatti, al fine di realizzare il progetto e metterlo a regime sono necessari non meno di 8-9 miliardi di euro.

La cifra è notevole ed anzi si tratta di una copertura finanziaria troppo consistente per la prossima manovra 2024. Ecco allora che risulta preferibile optare per una frenata e un rinvio riforma pensioni di 2 anni fino al 2025.

Vero è che Quota 41 oggi esiste già ma è limitata sul piano dei beneficiari. Infatti possono accedere soltanto coloro che rientrano nella categoria dei lavoratori precoci (in attività prima dei 19 anni di età) e in alcune categorie di addetti a mansioni gravose.

Per il momento, insomma, non resta che una soluzione di impatto molto relativo, a causa dei pochi soldi a disposizione (almeno nel prossimo periodo) e per evitare nuovi contrasti con Bruxelles.

Ricapitolando, onde superare lo stallo, l’Esecutivo confermerà per un altro anno Quota 103 – che prevede la pensione anticipata con un minimo di 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica – dando nuove risorse grazie al ridimensionamento del RdC e la sua trasformazione in Misura di Inclusione Attiva.

In conclusione, Quota 41 universale sarà dunque finanziariamente possibile non prima del 2025, anno di chiusura della road map previdenziale, almeno secondo le intenzioni del Governo in fatto di pensioni.

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