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Pensioni

Assegno di invalidità e contributi: il conteggio ai fini pensionistici (e non solo)

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L’Assegno ordinario di invalidità è una prestazione concessa ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata, agli autonomi e ai dipendenti con capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo.

Se una commissione INPS dovesse certificare la riduzione della capacità lavorativa a causa di una infermità fisica o mentale allora si potrebbe richiedere l’assegno di invalidità.

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La prestazione protagonista dell’articolo di oggi è richiedibile all’INPS sfruttando il servizio online, il Contact Center oppure i patronati. Rientra tra le misure volte a sostenere economicamente i lavoratori (dipendenti, autonomi – artigiani, commercianti, coltivatori diretti, mezzadri e coloni – e iscritti alla Gestione Separata) che presentano una infermità fisica o mentale che incide sull’attività lavorativa. Per poter ottenere l’erogazione dell’Assegno occorrerà soddisfare specifici requisiti sanitari e amministrativi. Una volta riconosciuto il diritto, questo avrà validità tre anni. Prima del finire di questo lasso temporale sarà necessario inoltrare domanda di rinnovo per continuare a ricevere l’erogazione mensile. Dopo tre rinnovi l’Assegno diventerà definitivo anche se l’INPS potrà richiedere in qualsiasi momento una revisione per accertare la soddisfazione dei requisiti.

Durante l’erogazione della prestazione si potrà continuare a lavorare. Poi, al raggiungimento dell’età pensionabile, l’Assegno ordinario di invalidità si trasformerà d’ufficio in pensione di vecchiaia. A tal proposito scopriamo come funziona il conteggio dei contributi.

Assegno di invalidità e contributi per la pensione, cosa occorre sapere

L’Assegno ordinario di invalidità è una prestazione dedicata ai lavoratori con riduzione della capacità lavorativa superiore a due terzi. Nello specifico, condizione necessaria per aver diritto alla prestazione è aver maturato almeno 260 contributi settimanali – ossia cinque anni di contribuzione e assicurazione – di cui 156 – ossia tre anni – nei cinque anni precedenti alla data di presentazione della domanda di accesso alla misura.

In redazione è giunto un quesito. “Se si percepisce l’Assegno ordinario di invalidità vengono accreditati anche i contributi? In caso positivo concorrono per il calcolo della pensione?“.

Come accennato, raggiunta l’età di pensionamento l’Assegno si trasforma in pensione di vecchiaia. L’importo della pensione verrà calcolato in proporzione ai contributi accreditati nell’assicurazione (solo quella italiana in caso di contribuzione maturata anche all’estero) ma non tutti sanno che ai titolari di Assegno ordinario di invalidità spettano fino a tre anni di contribuzione figurativa soddisfacendo alcuni requisiti.

Condizioni necessarie per ottenere la contribuzione figurativa

Poniamo il caso di un titolare di Assegno di invalidità che interrompe la propria attività lavorativa. Non è un obbligo, infatti, continuare ad intrattenere il rapporto di lavoro una volta riconosciuta la prestazione. I contributi obbligatori, però, non verranno più versati e questo potrebbe essere un problema al momento del rinnovo trascorsi i tre anni.

I contributi, infatti, servono non solo per l’accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contribuzione) ma anche per soddisfare i requisiti necessari per poter rinnovare la misura ossia cinque anni di contributi maturati almeno tre dei quali versati nei cinque anni precedenti alla domanda di rinnovo.

Non riuscendo a raggiungere il limite minimo imposto dalla normativa, il lavoratore che ha interrotto il rapporto lavorativo potrà contare sui contributi figurativi maturati durante l’erogazione del beneficio.

E se la contribuzione non dovesse bastare per la pensione di vecchiaia?

Un secondo caso in cui possono essere utilizzati i contributi figurativi riguarda il titolare di Assegno ordinario di invalidità che non ha maturato abbastanza contributi per raggiungere la pensione di vecchiaia. Ne serviranno almeno venti al compimento dei 67 anni per garantire la trasformazione d’ufficio (senza inoltrare domanda) della prestazione.

In questo caso la quota di contribuzione obbligatoria mancante potrà essere coperta da tre anni al massimo di contributi figurativi. Attenzione ad una importante puntualizzazione. I contributi figurativi saranno utilissimi per raggiungere il diritto alla pensione di vecchiaia ma non incideranno sulla misura. Significa che l’importo dell’assegno pensionistico dipenderà esclusivamente dai contributi effettivamente versati svolgendo l’attività lavorativa.

Esempio e ultimi chiarimenti sull’Assegno di invalidità

Facciamo un esempio per chiarire questo punto fondamentale. Un lavoratore ha lavorato e percepito la prestazione per quindici anni mentre per altri dieci ha percepito l’Assegno senza lavorare. La pensione di vecchiaia è raggiungibile al compimento dei 67 anni dato che si potranno sommare quindici e dieci anni di contributo arrivando a 25 anni di contribuzione. Per quantificare l’importo dell’assegno pensionistico, invece, conteranno solamente i quindici anni di contribuzione effettiva. Da sottolineare che questa regola vale per i dipendenti e non gli autonomi.

Di conseguenza la somma che si percepirà mensilmente sarà più bassa introducendo nel calcolo i contributi figurativi. Tale dettaglio è importante perché secondo la normativa non è possibile che la pensione di vecchiaia sia inferiore rispetto all’Assegno di invalidità percepito fino al raggiungimento dell’età di pensionamento. Una volta effettuato il passaggio, invece, occorre sapere che la prestazione non sarà più revocabile anche qualora i requisiti iniziali di accesso alla misura dovessero variare.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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